Donne, Carriera o Famiglia? Il modello Svezia

 

Dustin Hoffman e Marylin Streep nel film Kramer contro Kramer
Dustin Hoffman e Marylin Streep nel film Kramer contro Kramer

Joanna è una donna sola, con un figlio piccolo e un marito, Ted, tanto preso dalla sua professione di dirigente in un’azienda pubblicitaria da ignorare completamente le esigenze di sua moglie. Joanna – che fa la casalinga ma ha una laurea nel cassetto e un’esperienza come disegnatrice alle spalle – si sente sempre più sola e triste, non realizzata, perciò decide di abbandonare il tetto coniugale e quindi anche suo figlio. La sua scelta, certamente sofferta, consente però a Ted di cogliere il senso della paternità, facendolo legare sempre di più al suo bambino.

La storia, che vi ho appena raccontato, è la trama del pluripremiato film Kramer contro Kramer del 1979. Una pellicola coinvolgente e anche fin troppo attuale, nonostante siano trascorsi più di trent’anni. Oggi, come ieri, infatti, sono molte le donne che avvertono una sensazione di disagio, nata da una scelta obbligata, non sempre voluta. La Carriera o la Maternità? Il lavoro o la famiglia? Di solito (almeno fino a qualche anno fa) si preferisce accontentare il bisogno primario, biologico, imposto dalla Natura. Spesso a discapito dell’ambito lavorativo che per molte donne (non per tutte) significa indipendenza, emancipazione, ma anche creatività e ingegno. Le donne, che invece decidono di lavorare fuori dalle mura domestiche, pur di cercare di non far mancare nulla al nucleo familiare, sacrificano la propria Salute psichica e fisica, per mantenere i vari ambiti della loro vita in perfetto equilibrio. In realtà, non si può far tutto e bene. Perché questo accade? In Italia manca una politica di welfare seria per le donne. Il nostro Paese – secondo quanto emerge dalla pagella dell’Eige, Istituto Europeo per l’Uguaglianza di Genere, su un punteggio che va da uno a cento, dove uno equivale a una totale mancanza di parità e cento alla piena uguaglianza di genere – ha ottenuto il 40,9. Un risultato non proprio gratificante per il Bel Paese che ha alle sue spalle Grecia, Bulgaria e Romania.

diversamente sveziaAi primi posti ci sono i Paesi scandinavi, con Svezia (74,3) in pool position, seguita da Danimarca, Finlandia e Olanda. Ma cosa rende il sistema svedese migliore di quello italiano, soprattutto in fatto di emancipazione femminile? Lo chiediamo a Marco Buemi, fotoreporter e autore di un libro che solo dal titolo invita alla lettura: Diversamente Svezia. Un testo che si allontana dal cliché per dare un nuovo punto di vista. Buemi è vissuto in Svezia per molti anni, sia come studente, sia come lavoratore, e ha potuto conoscere pregi e difetti di questo Paese.

«In Svezia si fa molto per le mamme lavoratrici, che possono usufruire dei sussidi di maternità fino a un massimo di 18 mesi – ci spiega Buemi -. Il carico del lavoro non ricade solo sulla mamma, ma anche sul padre che ha non solo il diritto ma anche l’obbligo di prendere il congedo di paternità. Se l’uomo non dovesse farne uso, decade anche quello della compagna». Lo Stato svedese supporta le mamme che lavorano con servizi efficienti, come asili nido e altre strutture meno costose di quelle italiane. Salvatore Giannella, nel libro “Voglia di cambiare. Seguiamo l’esempio degli altri Paesi Europei” (Chiarelettere), scrive che già nel 1932 uno dei fondamenti del Patto di Saltsjobaden era il principio «a lavoro uguale, salario uguale», stilato al fine di riconoscere pari dignità tra il lavoro manuale e quello intellettuale, ma poi allargato anche alle politiche femminili. Bisogna comunque chiarire che anche nel sistema svedese ci sono delle falle. Luci e ombre narrate anche dallo scrittore Stieg Larsson nella trilogia Millennium, la cui protagonista è proprio una donna, Lisbeth Salander, al centro di numerose peripezie e anche abusi sessuali.

Il libro della trilogia Millennium
Il libro della trilogia Millennium

«Gli italiani si sono accorti dal 2000, grazie ai romanzi di Larsson, che anche in Svezia ci sono dei punti deboli – spiega Buemi -. In Svezia il potere è passato nelle mani della Destra; gradualmente sono nati dei movimenti di matrice nazista, che sono l’espressione di un disagio generato dalla minore attenzione dello Stato, da sempre impegnato a garantire servizi efficienti, verso i bisogni dei cittadini. Il problema dell’immigrazione e la disuguaglianza sociale sono quotidiani». Insomma, non è tutto oro ciò che luccica. Nel Paese scandinavo la sfida per garantire pari opportunità, non solo alle donne, è quanto mai attuale ed è inoltre necessario che la Politica svedese mantenga il livello raggiunto in modo da evitare retrocessioni. Tuttavia i numeri parlano chiaro e dimostrano, partendo dall’esempio svedese, che le Leggi se non applicate servono a ben poco. Come afferma l’imprenditore Salvatore Grimaldi nel libro di Giannella, in Italia si deve incoraggiare la nascita di una coscienza collettiva della legalità, di una voglia di rispettare le regole e di una forte dose di autocontrollo. Qualità che si possono sviluppare solo attraverso la divulgazione di alcuni valori, come il senso civico. L’adeguata preparazione pedagogica dei genitori – il cui lavoro quotidiano non può essere il frutto di dannose improvvisazioni, ma di un costante aggiornamento sulle metodiche educative – e un corpo docente competente possono aiutarci a diventare cittadini consapevoli dei nostri diritti e soprattutto, non dimentichiamolo mai, dei nostri doveri. L’obiettivo: formare cittadine, che facciano della loro memoria storica un punto di forza e non un limite per tarparsi le ali, e cittadini rispettosi dell’altro sesso in tutto e per tutto.

Maria Ianniciello

 

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