A migliaia hanno chiuso le edicole, non più visitate da lettori, che così rinunciano ad informazione e creano problemi al settore. Progresso ridimensiona carta stampata, ma ancora si chiedono soldi per fare cose che il mercato non chiede, perché superate o non gradite. Si può andare a piedi o servirsi di quadrupedi, se non si vogliono, non si possono o non si sanno usare mezzi meccanici ed elettrici. Il fenomeno investe pure lo studio: si odia conoscenza e si detestano libri d’utile sapere, ma non solo per disconoscere la propria ignoranza. Anche la politica è stata abbandonata, ma ha trovato nell’uso del danaro pubblico motivi per farsi temere, accettare e corteggiare. Paga comunità, che produce ancora, ma non tanto da soddisfare pretese soprattutto di privilegiati, che, da super pagati, evidenziano classismo tra lavoratori, divisi da abissi retributivi. Pur super pagati, non sempre però compiono lavori cui sono chiamati, cioè soluzione di questione sociale, di Meridione, di servizi e pur di altro. Ci si è ridotti proprio male, non riuscendo nemmeno a fare decentemente ordinaria amministrazione, cioè curando igiene e pulizia, manutenzioni varie, difesa del territorio da cose e da persone ed incolumità di residenti e di persone di transito. Individuo o stato, che non produce per la propria ordinaria sopravvivenza, non può che finire, come si diceva una volta, sotto padrone. Già fortunati ad avere da impegnare e da vendere. Informazione commerciale fa il suo mestiere, seguendo convenienza, ma informazione sostenuta da danaro pubblico o dichiaratamente di stato è tenuta a ripagare il contributo della comunità, la quale si aspetta difesa dei propri diritti e dei propri interessi e notizie utili innanzi tutto alla propria produttività, senza la quale non si possono finanziare neanche giornali, oltre a distrazioni, cui si è orientati ad libitum.
Proprio la disponibilità di cose da impegnare e da alienare, accumulate con lavoro e privazioni di generazioni passate, tiene buoni e le reazioni si esauriscono non leggendo, non studiando e manifestando con qualche esuberanza: redde rationem non incombe, perché è andato in disuso “suum cuique tribuere” dei Latini, che neanche sono ricordati come meritano.
…La missione del dotto è titolo di libro non italiano.
Nunziante Minichiello