Martina ha trent’anni e mi scrive che, da qualche mese, il suo cane ha distrutto molti oggetti in casa e per farlo smettere ha dovuto affidarsi ai consigli di un educatore cinofilo, ma a poco sono serviti perché – nonostante lei porti il suo amico a quattro zampe fuori più volte al giorno – la situazione non è cambiata molto. Mi ha anche scritto che in libreria ha trovato un testo alquanto particolare che s’intitola “Il tuo cane è il tuo specchio” (edizioni dv De Vecchi/Giunti). L’autore è Kevin Behan, un ex addestratore di cani poliziotto e uno dei massimi esperti di riabilitazione psicologica canina, soprattutto per quanto concerne l’emozione della rabbia. Voleva dei chiarimenti. Io le ho risposto che non sono una psicologa né degli umani né dei cani e che scrivo di benessere personale, quindi mi occupo anche di emozioni ma non in senso stretto del termine. Le ho anche detto che le avrei comunque dato qualche consiglio e, come prima cosa, sono andata in libreria per acquistare questo volume di cui lei mi scriveva con tanta passione. In effetti sono rimasta basita nel leggere il contenuto di un libro sui generis, sicuramente controcorrente che non si occupa solo dei cani ma pure dei loro padroni con una teoria affascinante quanto sconvolgente che viene confermata da alcune ricerche nuove, effettuate nell’ambito della neuroscienza. L’approccio ai cani e ai loro “presunti” disagi è in genere classico; si basa in particolare sul principio del dolore e del piacere con ricompensa. In questo l’animale viene trattato in modo non olistico, senza tener conto dell’ambiente in cui vive, comprese le emozioni dei suoi padroni. Nel prologo Kevin Behan descrive la vicenda di Linda e del suo cane Rosy che mostrava una certa aggressività verso i bambini; una condizione all’apparenza irrisolvibile. L’esperto dialogando con Linda e facendosi raccontare del suo vissuto è arrivato a una sconcertante conclusione: il cane aggrediva i bambini, perché percepiva le emozioni della padrona. Linda è un’ex alcolista che dice di non essersi presa cura totalmente delle due figlie quando erano bambine e che per questo motivo prova un profondo senso di colpa, che percepisce ogni tanto a livello della gola. Il cane, quando vedeva un bimbo, abbaiava in modo strano come se stesse soffocando.
Si tratta di una teoria molto particolare, sicuramente incredibile. Quando siamo tristi, arrabbiati ed emotivamente instabili per una situazione, il nostro cane se ne accorge, ‘riflettendo” anche i nostri traumi più remoti, almeno secondo Behan che sempre nel libro “Il tuo cane è il tuo specchio” scrive: «La parte inconscia della mente umana è una coscienza animale. La stessa che guida il cane. E` la stessa coscienza che non ha alcuna idea del tempo o delle conseguenze delle azioni, e che non può considerare nessun altro punto di vista se non il momento immediato in cui si trova l’animale (…). La coscienza di un cane deriva dalla sua partecipazione a una volontà onnicomprensiva resa possibile dalle emozioni e regolata dai sentimenti. L’emozione non è qualcosa che avviene dentro di noi, separata e distinta da ciò che sta accadendo all’esterno. Emozione, natura e consapevolezza compongono un’unica intelligenza interconnessa (…)».
E proposito di Martina e del suo cane, io da profana in materia farei delle domande a me stessa: perché il mio cane distrugge tutto ciò che tocco? Per una mancanza di attenzione? Per gelosia? Per noia (lo escludo considerando che fanno molte passeggiate)? Per rabbia? Una volta capita qual è l’emozione, che il cane vede in me, mi pongo altri interrogativi. A cosa mi serve la rabbia? O la gelosia? O la tristezza? O la noia? Aspettiamo; non troviamo la risposta solo con la mente razionale bensì con l’intuito. Le idee arriveranno come dei flash, con delle immagini oppure in sogno (non solo). Una volta che abbiamo acquisto una nuova consapevolezza, sarebbe utile confluire queste emozioni represse ed espresse dalla mente animale in attività creative o sportive, in base alle nostre preferenze. Kevin Behan dice che i risultati sono assicurati e sorprendenti perché, attraverso il suo lavoro, si è accorto che – quando si prende coscienza del malessere e si è manifestata l’emozione tenuta a freno – l’animale cambia comportamento. E` utile dare delle direttive precise al nostro cane con comandi, tenendo presente però che essi sono soltanto dei palliativi perché il problema – sempre secondo l’autore del libro “Il tuo cane è il tuo specchio” – si risolve con un approccio che parta prima dal padrone. In bocca al lupo a Martina!