Qualche giorno fa ho visto un documentario su Gesù Cristo, il cui messaggio è considerato rivoluzionario da diversi storici, per vari motivi. E, mentre le sequenze scorrevano sul televisore, io ho rivisto nella mia mente la Palestina di 2000 anni fa, con la complicità della voce narrante, che ha saputo rendere più agevoli i voli pindarici della mia già spiccata fantasia.
Nel documentario si parlava anche del rapporto tra Gesù e le donne, ritenute inferiori agli uomini dalla religione ebraica.
E le seguenti domande sono nate spontaneamente: ma come può una donna, che ha il dono del concepimento, vivere nella costante subordinazione? E poi subordinate a chi? A padri e mariti nati da altre donne e senza le quali non sarebbero mai venuti al mondo? Assurdo. Non c’è logica in tutto questo! Mi sono detta.
Gesù, partendo da quanto leggiamo nei Vangeli, non ha sostenuto e approvato la tesi ebraica, come dimostra il passo sulla Maddalena. Eppure la Chiesa Cattolica per secoli ha continuato, nelle azioni più che nelle parole, a considerare le donne degli esseri inferiori. Gli insegnamenti di Gesù non lasciano spazio a dubbi: solo l’Amore salva. Chi ama se stesso non può provare nessun sentimento negativo per il prossimo. Si prova invidia per l’altro/a proprio perché pensiamo che lui/lei abbia qualcosa in più di noi. Ci sentiamo inferiori e per questo sminuiamo gli altri denigrandoli e maltrattandoli. L’uomo teme la donna e quindi la sottomette, privandole della dote che più di tutte la rende a immagine e somiglianza di Dio: la creatività. Una qualità che non si esprime solo attraverso il parto ma anche nelle arti. Le cose però possono cambiare. Almeno in Occidente, dove siamo riuscite a conquistare i principali diritti. E, per avere più voce, dobbiamo lavorare su noi stesse, costruendo una solida autostima. Ognuna nel suo piccolo…
Maria Ianniciello
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