Le donne italiane e il lavoro: un binomio complesso e ricco di contraddizioni. Come rivelano i dati Ocse, secondo i quali le italiane lavorano più delle danesi e delle svedesi ma con un tasso di attività che si ferma al 47 per cento. Una percentuale non proprio lusinghiera per il Bel Paese, perché se da un lato le donne italiane sono quelle che lavorano di più a settimana, nel mondo, con il 22 per cento di lavoro retribuito (per gli uomini è il 33 per cento) e il 36 per cento di attività gratuite domestiche (per gli uomini sono il 22 per cento), dall’altro il nostro Paese ha la più alta percentuale di disoccupazione femminile. La cura della casa e della prole, soprattutto nel Mezzogiorno, cade interamente, o quasi, sulle spalle della donna che è il pilastro della famiglia. Eppure il Mondo sta cambiando (il divario in Svezia tra lavoro femminile e maschile, sia pagato sia gratuito, è di cinque ore in più per le donne), ma ancora una volta, per cause strutturali, l’Italia stenta ad accorgersene. E la colpa non è da attribuire interamente agli uomini. Da italiana che risiede al Sud, conosco bene la realtà del Meridione, dove la cooperazione tra donne e soprattutto tra partner è assente. La donna, a causa di una mentalità maschilista e retrograda, portata avanti anche dalle mamme che non educano i figli alla parità di genere, ha pochi diritti e moltissimi doveri verso il marito e la prole. A farne le spese è il tempo dedicato agli hobby, cioè a quelle attività ludiche che ci consentono di socializzare e di costruire rapporti di amicizia. In questi giorni è arrivata un’altra notizia che sembra essere scollegata dalla precedente. L’Italia è un Paese poco creativo. A dimostrarlo è un test fatto dal Martin Prosperity Institute nel 2011. Il nostro Paese non figura tra le 16 nazioni più creative al mondo. La graduatoria vede ancora una volta in testa la Svezia, seguita dagli Usa e dalla Finlandia. E a questo punto una considerazione bisogna pur farla. La donna è più creativa dell’uomo, proprio perché riesce a sfruttare meglio il potenziale dell’emisfero destro del cervello. Quindi, perché non puntare sulle energie femminili per risollevare questo Paese nei diversi ambiti socioeconomici? Amiche perché non impariamo a fare gioco di squadra e ad aver fiducia nelle nostre potenzialità, che sono illimitate? Perché abbiamo paura di proporci? Di correre il rischio di rischiare? Perché non abbattiamo i luoghi comuni e gli steretipi di genere, che ci vedono ancora come l’Angelo del focolare, educando i nostri figli al rispetto del prossimo e quindi all’Amore? Una società ricca di opportunità e di stimoli, vi dispiacerebbe? Il cambiamento deve partire da noi stesse, perché nessuno, nemmeno il nostro compagno, può battersi per noi. Solo noi conosciamo i nostri bisogni. Quindi, abbandoniamo la frustrazione e scendiamo in campo, ciascuna secondo le proprie propensioni e necessità. Amica mia, se desideri essere mamma e moglie fallo, senza remore, ma se vuoi fare carriera non aver paura e lanciati nella mischia. Se però ti piacerebbe combinare le due sfere, quindi carriera e famiglia, credici e impegnati per realizzare i tuoi obiettivi, però ricorda che solo con una fattiva alleanza di cervelli con altre donne potrai uscire dal guscio ed essere finalmente soddisfatta di quello che sei e di quello che fai. In bocca al lupo, amica mia!
m.i.