Il Terrone che non ci sta, Rubrica a cura di Nunziante Minichiello (ogni giovedì)
Le nuove frontiere della politica sanno tanto di già letto, visto e sentito. Potenti, anche egoisti e prepotenti, non disdegnano ipocrisia, frasi ad effetto, battute, spiritosaggini e tamarrate; doveri per lo più solo verso se stessi e riconoscenza, in giusta misura, verso cortigiani fedeli e servili: messa da parte res publica, padrone del campo resta il multiforme danaro, i cui fiumi, che potrebbero raccontare tante cose, scorrono quasi silenziosi. C’è da accontentare con extra il numerosissimo apparato già sistemato e favorire nuovi ingressi, inventando anche nuovi enti, facendo nuovi debiti, per fidelizzare clientes, ma non per migliorare servizi. Quando, per motivi di interesse, di parte e di parentela, si sacrificano intelligenze e professionalità, per far posto anche a mediocrità, la corruzione dilagherà e sarà basso impero. Non ratio, come vuole sovranità, ma potere di propaganda, gestito da specialisti, orienta le masse, donde la caccia a testate mediatiche, che nella conquista, nella conservazione e nel consolidamento del potere hanno una parte di primo piano. Si prepara il terreno indirizzando preventivamente giovani a distrazioni con attività ludiche: precari, cassintegrati e speranzosi, perché non hanno e spesso non possono esercitare arti, professioni e mestieri. Illegalità incontrollabile, praticata per i facili e sostanziosi guadagni, dalla ormai popolare droga alla discreta ricettazione e dalla contraffazione alla falsa assistenza a bisognosi, è una costante sociale. Informazione illustra, come sa, come può e pure come conviene, cause ed avvenimenti, raccontati anche da autori; concrete e brillanti operazioni non liberano comunità da paura, insicurezza ed incertezza: miraggio la Costituzione e mai riferimento e guida dell’Italia, ora, senza freno morale, finita allo sbando e costretta a chiedere aiuti ed interventi, perché, pur con dismissioni o vendite, non imbocca la via del proficuo e vero lavoro, il solo che dà autonomia, identità, dignità e libertà. Divinizzazione di danaro, mortificazione di virtù ed abbandono di lettere preludono uscita dalla storia di popoli, che, incantati da mode anche devianti ed abbagliati da lussi pure di dubbia provenienza, diventeranno beni culturali, sui quali curioseranno popoli vivi. Non sanno di latino gli Italiani.
N.M.