Quando un uomo lascia una donna, costei – se aveva riversato sul proprio partner qualsiasi aspettativa, rinunciando alla sua emancipazione – ha due possibilità: reagire oppure abbattersi. Roberta versa tutte le sue lacrime, tergiversando in uno stato d’insoddisfazione e incoerenza, fino a quando la madre non riesce a farla alzare dal letto. Roberta è la protagonista del film La musica del cuore ed è interpretata da una superlativa Meryl Streep che con il talento di sempre fa riflettere le donne. Ho un debole per quest’attrice (lo riconosco) che si è calata in diversi ruoli con intensità, mettendosi in discussione proprio come fa il personaggio di questa pellicola, uscita nel 2009 e trasmessa di recente sulle reti Sky.
Roberta è un insegnante di violino che, però, per amore della famiglia ha rinunciato a far carriera accontentandosi di dare lezioni private fino a quando, a causa dell’ennesimo trasferimento del marito militare, è costretta a lasciare di nuovo il lavoro. Ed è proprio il consorte che, invaghitosi di una sua amica, le fornisce l’occasione per dare una svolta alla sua vita. Moglie e madre di due bambini, la protagonista de La musica del cuore comincia a insegnare in una scuola elementare di un quartiere disagiato, dove – spronata da una forte motivazione – rompe gli argini dell’ignoranza e del pregiudizio, come del resto fa un’altra donna di carattere, forte come la verità. Si tratta di Erin Brockvich. L’attrice che veste i panni di questo personaggio è Julia Roberts. Erin, proprio come Roberta, è una madre sola che ha dalla sua una grande sete di giustizia e che, a differenza della protagonista de La musica del cuore, non ha cultura, ma comincia a lavorare per uno studio legale e fa carriera con intuito e con la voglia di far emergere una scomoda verità. La musica del cuore è un film che io definisco motivazionale perché ci fornisce un esempio utile e positivo per affrontare le sfide della vita. Questa pellicola, diretta da Wen Craven, pur non essendo un capolavoro, ci coinvolge anche grazie al solito professionismo di Meryl Streep e in qualche modo, sebbene se ne differenzi, mi ricorda per le emozioni che mi ha evocato un altro film, il cui protagonista è un talentuoso giocatore di golf. Rannulph Junuh (Matt Damon) ritorna reduce di guerra sul campo da gioco, dopo essersi lasciato andare a diversi eccessi. Con lui c’è un caddie (Will Smith) molto singolare, che gli dà la carica per rimettersi realmente in carreggiata alla ricerca del colpo perfetto.
Il lungometraggio, che s’intitola La leggenda di Bagger Vance, uscì nel 2000 con la regia di un altro grande attore, Robert Redford. «Credo sia giunto il momento di vedere il campo (…), perché se vedesse il campo non darebbe bastonate a quella palla come se stesse inchiodando il portico di casa sua», dice il caddie Bagger Vance a uno scettico Rannulph Junuh che, poi, chiede e capisce che cosa sia il campo realmente. Ed è qui che comincia la magia, perché c’è solo un colpo che è in perfetta armonia con il campo e che cerca di raggiungere ciascuno di noi; non dobbiamo far altro che toglierci dalla sua traiettoria e fare in modo che lui ci scelga. Ed è in questo preciso istante che la musica del cuore ha inizio; si tratta di una dolce melodia che è diversa per ciascuno di noi, guai se non lo fosse. Amiche, dobbiamo solo sintonizzarci e ascoltarla…
Maria Ianniciello