L’apparenza del ‘900


Nella foto Crico

  

    Vi svelo il trucco?

Dai non sono mica un mago, però dovete essere pronti a fidarvi di me, come chiudere gli occhi stendere le braccia da sembrare di volare immaginando, così, un amico dietro di voi che aspetta gli doniate la vostra Fiducia.

 

1,2,3….BUTTATI!

“Benvenuto Signore”. Un cameriere che ci accoglie all’entrata di un Bar, che in realtà nascondeva una sala con tanti tavoli da gioco, una nebbia di fumo che lascia intravedere merletti colorati  e papillon. Era l’ultimo periodo dove l’aria sapeva di Belle epoque, anni magici e irripetibili, anni di eleganza e molta stravaganza. Eh sì il Novecento è quel periodo, a mio parere, che la donna non deve mai farsi passare per la mente. Una donna libera, non più costretta da bustini e gabbie varie, secolo fatto  di grandi momenti creativi per la moda femminile. La libertà di movimento richiesta sui luoghi di lavoro e sui campi sportivi condiziona l’abbigliamento femminile. Ora che le donne hanno assaporato il piacere di un corpo libero non è più possibile retrocedere indossando gli scomodissimi vestiti del passato. La donna appare con una silhouette confortevole al proprio corpo. L’abbigliamento femminile dell’epoca era caratterizzato dalla tipica forma a  “S”, quindi petto spinto volutamente  in avanti (grazie ad un nuovo modello di busto che spinge appunto in fuori il seno, appiattisce lo stomaco e irrigidisce la schiena), vita minuscola e bacino in fuori. Si tratta di una linea sinuosa e slanciata, confermata anche dai colletti steccati che costringono a mantenere la testa ben eretta. Credo che i Creativi, nel nostro caso gli ideatori di Moda, siano coloro che rappresentano a loro modo la fonte d’ispirazione, quindi una propria visione dell’oggettivo. Infatti, la femminilità era vestita dall’influenza raffinata dell’art nouveau, in voga nelle piazze, e non solo, novecentesche, che aveva dato spazio a nuovi colori e stampe, dando sfogo a diversi atteggiamenti come conseguenza. Infatti, il gusto italiano avrebbe continuato a uniformarsi ai dettami della moda francese per molti decenni ancora.

«Desidera qualcos’altro Signore?»

 

Et voilat, catapultato nella nave più discussa del mondo, parliamo del Titanic.   Ti trovi ad un tavolo, stupidamente ti guardi attorno e non vedi altro che eleganza, bon-ton e tante caramelle che camminano. Ad un tratto ti fermi a pensare di quanta buona educazione noi siamo figli. Realizzi che la vita ai tempi non era poi così dura o forse sì?  No, perché ti offrono del wisky e ti rendi conto che devi berlo così da dimostrare il saper essere uomo; Sì, perché se al posto di guardare inizi ad osservare bene ogni singola persona, ogni singolo atteggiamento, ogni singolo passo, sorriso, parola, sguardo, ti rendi conto che sono tutti degli attori. Eccoli lì tutti protagonisti di una realtà che – come copione – avevano delle leggi, educate però. Tutti vittime dell’aristocrazia, tutti burattini senza anima obbligati a destini scelti e riscelti dal più Grande, il più ricco. Valori che si trasformavano in obblighi e in sporche circostanze di convenienza, quindi quelle buone maniere di cui apparentemente ne eravamo innamorati diventano nient’altro che finte strategie  per il raggiungimento al potere sociale. La donna, caramella per il simpatico modo di confezionarsi quasi da ricordare le buffe dolcezze di cui andavo matto da piccolo. Ella aveva il compito specifico di apparire ed attraverso  di Lei  si capiva qual era  la posizione del coniuge, per il quale l’eleganza non ammetteva deroghe ai colori scuri e al classico abbinamento della giacca al pantalone lungo. Periodo in cui la differenza nei ruoli sociali degli uomini e delle donne si rifletteva nell’abbigliamento. A pensarci bene non è un pensiero ed un tempo molto lontano dal nostro; scusatemi ne trovate la differenza??                                                                             Anche oggi noi tutti ci rappresentiamo col nostro abbigliamento; è diventato infatti il nostro bigliettino da visita. L’abbigliamento è una forma di linguaggio, che si differenza per stile descrivendo così lo stato della persona che lo indossa dicendo chi è e cosa fa.

 

Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo

 

TAAACCCCCC!!!

Arriva il momento delle riflessioni, quante cose voi trovate inerenti alla nostra realtà, nella quotidianità del 2012? Come vediamo in un Quadro molto piccolo del Novecento ho citato molti atteggiamenti, abitudini e Donne che di diverso hanno solo il Modo di rappresentazione. Ho appena descritto una situazione rappresentandola come un quadro, ricordate niente del 1901??? Okay, eccomi  qui apposta. Il 1901 è l’anno in cui si sancisce per sempre la fine di un’epoca e ne dà inizio ad un’altra, testimone di questo evento è il Quarto Stato, quadro dipinto da Pellizza da Volpedo, con quei lavoratori che avanzavano in sciopero verso il “sol dell’avvenir”. Ecco che se da una parte vi troviamo la superficialità dell’apparenza nello stesso periodo ci sono anche quegli uomini e quelle donne, come oggi, che combattono per i diritti e per i valori che loro stessi hanno fondato e creduto. Dopotutto non è poi passato del tutto quell’atteggiamento di superficialità che noi comuni mortali abbiamo. Siamo tutti figli del passato. Le stesse persone pronte a giudicare scelte e atteggiamenti di persone che prima di noi ci rappresentavano. E’ vero! Non indossiamo più quegli smoking eleganti, non siamo ammaliati dallo sguardo delle donne agghindate che profumavano di ingenuità corrotta e non abbiamo mai avuto il piacere di sedere ai saloni Aristocratici.  Ma per il resto siamo uguali, quando rimaniamo con noi stessi, a quel barbone ubriaco che in quel di Parigi respinge i propri pensieri in quei Bordelli modaioli, di cui gli uomini erano solito frequentare, con la differenza che le donne non erano fiori nati ai bordi delle strade.

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