Erano i tempi in cui imparavo quello che dopo sarebbe stato il mio lavoro, la mia vita. Senza lo stimolo modaiolo credo di non essere nulla, Io. Ricordo che nei primi esami avevo un’ansia terribile, avevo paura di sbagliare o meglio di essere lo sbagliato. Attraverso i miei occhi erano tutti più bravi di me. Tutti più belli, tutti più calmi ma soprattutto più sicuri. Quando la prima volta salii le scale della mia accademia romana la mia fantasia passeggiava mano nella mano con la reale oggettività dei miei genitori. Il segretario che ci fece da giuda scolastica mi disse poche semplici parole prima di firmare il contratto per il mio futuro: «Questa accademia insegna, fortifica ma soprattutto aiuta a tirar fuori quello che hai dentro, non dipende dalla scuola ma da quello che sei se vali o no». Oggi dico che aveva ragione. Il cameriere lo impari sudando e camminando su e giù per la sala, anche rovesciando i piatti, lo stesso vale per il ragioniere, per il macellaio ma non per lo stilista. Il sarto segue dei punti che di generazione in generazione si tramandano in sartoria, mentre la creatività è un regalo che solo noi possiamo donarci, facendo di te stesso il protagonista indiscusso di una vita che gestiamo noi imparando da critiche e complimenti. Insomma mettendoci in discussione noi per primi. Ecco, ricordo quel giorno tutti attorno ad una tavola, rotonda come quella dei moschettieri. Sì tutti seduti lì per lo stesso scopo. Al centro una macchina da caffè Bialetti, da 2 tazze. Lo scopo era disegnarla. Sul tavolo i nostri utensili da lavoro, nel nostro caso gomme, matite e tanta carta. Un’ ora di tempo per disegnare quella maledetta nemica, che di prospettive ne aveva tante. L’ansia, la paura di non riuscire, mi guardavo intorno pensando, come sempre, all’erba del vicino che mi pareva più verde della mia, nonostante mi impegnassi ad annaffiarla tutti i giorni. Finito l’esame per la professoressa fummo stati tutti sufficientemente promossi, vi confido che il mio disegno faceva schifo. Col tempo capii l’importanza di quella prova, infatti non era importante la somiglianza dell’oggetto tra il reale e il cartaceo ma l’interpretazione che dalla nostra mente abbiamo tradotto con il nostro braccio. Ogni disegno poi uscì in modo completamente diverso, nessuno uguale al reale e nessuno uguale all’altro. Nonostante l’oggetto da guardare fosse lo stesso, la nostra interpretazione fu diversa e da qui la consapevolezza di aver ottenuto una visione tutta mia nell’oggettivo.
Il mio lavoro infatti sta nel presentarvi attraverso delle immagini tre stili, di tre circostanze orarie diverse che secondo la vostra lente creativa vi auguro di osservare e interpretare. Quando mi sveglio la mattina di solito la prima cosa che faccio è parlare con il sole, se c’è. Da lì l’ispirazione di ciò che sono e voglio apparire in quella mattinata. Stamattina ho voglia di viaggiare con la mente, ho voglia di sole, mare e bella musica. Decido l’outfit secondo i colori che ho voglia di indossare: Azzurro, come il mare, un tocco di bianco per la spensieratezza estiva intonato al suono dolce ma seducente di un giallo canarino. Perfetta nell’intonazione ma soprattutto equilibrata nelle sfumature. Al contrario se ti sentissi più vicina ai colori delle strisce più famose al mondo vi consiglio un total look aggressivo solo all’apparenza con un tocco di classe firmato chanel, magari.
Crico
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- Foto 2: Crico per CulturaeCulture.it