E’ uscito nelle sale italiane lo scorso 8 ottobre il film che sta facendo scalpore in tutto il mondo arabo e anche in Europa. “Much Loved”, del regista marocchino Nabil Ayouch è una di quelle pellicole che costringono a riflettere, ci pongono davanti alla narrazione di vite al limite, insegnandoci quel che non vorremmo sapere e mostrandoci quel che non vorremmo vedere.
“Much Loved”, infatti, è la storia senza censure di quattro prostitute marocchine. Il titolo “molto amate” è una sorta di provocazione, poiché le protagoniste sono sfruttate, trattate come oggetti, involucri senz’anima. Proprio quegli “involucri” vengono “amati”, ma nel senso più basso del termine, in quanto usati solo nell’atto sessuale e nulla più, quindi senza che vi sia vero amore, che si restituisca a tale parola tutto il suo meraviglioso senso di bene, rispetto reciproco e protezione. Il film è stato censurato in Marocco, benché pare che molte copie piratate stiano già circolando. E’ un racconto per immagini dirette, scomodo per molti motivi, perché toglie il velo a molti tabù ancora vivi nel mondo arabo: la sessualità femminile, i rapporti fuori dal matrimonio in una società che concepisce esclusivamente il legame affettivo e amoroso nell’ambito familiare, l’omosessualità, la violenza sulle donne, la prostituzione che, inevitabilmente, marchia a fuoco e per sempre le ragazze che la praticano, al di là dei loro dolori e delle loro storie personali, quasi queste non contassero nulla nell’evoluzione o nell’involuzione esistenziale di ciascuna. Tutti temi, a pensarci bene, che in Occidente affrontiamo con più libertà, benché uno strato di ipocrisia, neanche tanto sottile, sia presente anche da noi. “Much Loved” è proprio un film contro l’ipocrisia, ovunque questa abiti, in qualunque manto religioso, convenzionale o sociale la si avvolga.
Scoperchiare un vaso di Pandora così pesante, però, comporta dei rischi: il regista Nabil Ayouch e la protagonista, Loubna Abidar, sono stati minacciati di morte, denunciati perfino, poiché il loro film è considerato un’offesa alla morale. Vediamo più da vicino la trama di “Much Loved”: a Marrakesh vivono quattro ragazze che, di notte, diventano la compagnia, il gioco proibito di uomini (non solo arabi e musulmani) che non hanno alcuna pietà di loro, cinici, arroganti, pronti a dare ordini consapevoli del fatto che sarà sempre la parte maschile del loro mondo a dettar legge. Le giovani non possono far altro che subire, cercando tra loro, nella loro amicizia ben salda, l’affetto, la comprensione e la solidarietà che nessuno mai si sognerebbe di dare a donne “peccaminose”. Possono solo contare l’una sull’altra, sono emarginate dalla società e dalle loro stesse famiglie che, mentre le criticano con la bocca, tendono la mano avide del denaro “illecitamente” guadagnato. La loro vita è fatta di incontri che possono trasformarsi in pericoli fatali, dallo stupro alla morte. I dialoghi sono estremamente espliciti, quasi le protagoniste tentassero di esorcizzare la paura, o forse la rassegnazione, attraverso parole scabrose. Del resto sono considerate delle anime perdute che al termine del loro viaggio terreno non troveranno conforto neppure nell’aldilà, predestinate all’inferno, irrecuperabili, vergogna e disonore per se stesse e le loro famiglie. In un’intervista concessa al quotidiano “La Repubblica” Loubna Abidar spiega che questo film, pur riferendosi alla storia di donne con un background e una quotidianità ben precise è, in realtà, un atto di coscienza rivolto a tutte le donne arabe affinché trovino la determinazione per sfidare qualunque abuso di cui siano vittime o a cui assistano, in società come in famiglia; un monito che sproni le menti, che dia uno scatto di volontà in direzione di un vero cambiamento culturale.
Potremmo anche dire che “Much Loved” sia un’opera rivolta alle donne in generale, oltre la religione e la nazionalità, per restituire loro la voglia di combattere e di affermarsi come donne ed esseri umani liberi. Nel film, in effetti, ci sono due figure maschili positive: l’autista delle quattro ragazze e un uomo francese innamorato di Noha (interpretata da Loubna Abidar). La loro presenza, benché non fondamentale per la voglia di riscatto delle protagoniste, è significativa. Esistono uomini disposti ad amare, ad ascoltare, a rispettare le donne, anche quando non hanno il potere di cambiare la loro sorte, soprattutto quando, più o meno inconsciamente, si rendono conto che donare vero affetto a chi non è abituato a riceverlo non porta automaticamente alla “redenzione”, alla salvezza, al cambiamento sperato. Si tratta, però, di uomini che non si arrendono facilmente e, pur conoscendo il mondo e le sue ingiustizie, tentando con tutte le forze di raddrizzarlo, invece di voltare la faccia dall’altra parte o limitarsi a giudicare.
“Much Loved” è un film sul potere del denaro e degli uomini che possono comprare quasi tutto, perfino un corpo femminile, ma non l’anima, non l’amore, non la dignità che le protagoniste dimostrano di possedere nonostante le vessazioniLe donne, in troppi Paesi, sono ancora considerate esseri inferiori, giocattoli, oggetti di scambio, eppure sono proprio loro a sopportare, sulle spalle e nel ventre, il peso di questo nostro mondo spesso iniquo e ossessionato dall’avidità insaziabile di quelli che credono di esserne i padroni immortali.