Diritto è l’uomo, capace di autocontrollo, scriveva il poeta greco Oppiano al tempo di Marc’Aurelio, obliqua la donna, schiava della machlosyne, la marea delle pulsioni sessuali che muove tutte le femmine di questo mondo, di lei non ci si può fidare, salvo casi di eroica onestà. Idee di duemila anni fa, d’accordo, ma allora perché la parola onestà mantiene due significati opposti? Riferita a un uomo indica correttezza nel mondo sociale e politico, mentre riferita a una donna riguarda il privato alludendo a ‘purezza’ fisica e fedeltà al compagno. Non è questione di vocabolario, si tratta di un pregiudizio basato sulla arcaica distinzione tra sesso forte e sesso debole, che anche gli artisti continuano a fare ribadendo che la donna in quanto femmina non sa vincere le sue pulsioni naturali.
C’è da chiedersi se da tale pregiudizio sia stato immune Wolfgang Amadeus Mozart che nel 1790 mise in scena Così fan tutte, un’opera buffa col tradimento al femminile già nel titolo: un tipaccio malintenzionato scommette che distoglierà facilmente due ragazze oneste dai loro innamorati lontani, e vi si applica con successo. Ma, più che Mozart, a ironizzare sul fatto che il tradimento lo praticano tutte le donne fu il suo librettista Lorenzo Da Ponte. Lo sanno bene le turiste che vanno a frotte nel parco di Cèneda, dove il Comune di Vittorio Veneto presso Treviso ha dedicato al Da Ponte una statua in bronzo (Fig. 1). E’ per fargli un rimprovero o un segreto omaggio, chiedo in giro, che gli tirano maliziosamente il lobo dell’orecchio destro ormai diventato lucido? Macché, mi assicura qualcuno, anzi qualcuna, si tratta solo di sensazioni turistiche che ti prendono là per là, fuor di ogni riflessione mentale. Sarà…
Pochi chilometri più a sud, a Venezia, la parola onestà torna però a proporre il suo duplice significato. Stavolta sono i turisti maschi a correre al Ponte delle Tette (Fig. 2), incapaci di resistere al richiamo di quel nome e forse con qualche speranza recondita di veder qualcosa, anche se poi l’immaginazione non compensa la delusione di non trovare affacciate alle finestre le ragazze che nel Cinquecento esponevano lì, presso le Carampane, quello che in altri quartieri, anzi sestieri, era loro vietato mettere in vendita. Folla maschile comunque al Ponte delle Tette, mentre nessun uomo va a curiosare al Ponte della donna onesta (Fig. 3) tra Dorsoduro e San Polo: sarà perché l’onestà delle donne non promette granché? Ne racconta di storie maschiliste quest’altro ponte. Per esempio che lì vicino operava una meretrice molto meno esosa delle colleghe, una donna quindi veramente ‘onesta’. Oppure che in una casa della zona la moglie di uno spadaio violentata da uno sconosciuto arrivò all’onestà più inattesa uccidendosi con un pugnale forgiato dal marito. La storiella peggiore è però quella che, secoli fa, raccontò un tizio pure lui convinto che donne oneste non ne esistono, a meno che non siano statue! Così dicendo aveva infatti indicato vicino al ponte una antica testa femminile di marmo (Figg. 4-5) incastrata in un muro di mattoni, che da allora tutti chiamano La donna onesta, l’unica a Venezia si dice….
ELIO GALASSO