Perché oggi molte coppie si trovano in crisi o vivono con una certa conflittualità il loro rapporto? La risposta sta nella mancanza di equilibrio che, spesso da subito e in alcuni casi dopo alcuni anni, viene a mancare nella relazione. In altre parole, uno dei due partner e di solito l’uomo tende ad assumere un ruolo di padre padrone nel rapporto.
Nonostante decenni di emancipazione, molti sono i casi di violenza nei confronti delle donne e non parlo solo di violenza fisica ma anche (in alcuni casi è forse peggiore) di violenza psicologica. Sono certo che le convinzioni condizionino le azioni dell’uomo e che solo modificandole si possa pensare di cambiare la propria realtà.
Nel caso delle donne fino a quando una donna crederà di essere inferiore all’uomo non potrà pretendere di cambiare nel complesso la sua realtà. Il suo bisogno di voler ottenere la parità nei confronti del genere maschile dimostra l’esistenza di questa sudditanza.
La donna deve credere di avere un sano e giusto valore, perché è unica nel suo genere e non deve paragonarsi all’uomo o snaturarsi, ed è proprio la mancanza di valore che fa sì che in molti rapporti la posizione della donna sia subalterna.
In molte coppie l’uomo anche non usando violenza fisica tende ad assumere un comportamento manipolatore e a stare al centro dell’attenzione. Nonostante anni di emancipazione numerosi sono i casi di donne che sono vittime di uomini narcisisti e accentratori in cui il ruolo della partner deve essere quello di soddisfare le loro esigenze.
In questi casi il rapporto e la famiglia che si forma hanno una connotazione patriarcale e maschilista, il cui ruolo della donna è di soddisfare le richieste del marito e dei figli; chiaramente con un occhio di riguardo al figlio maschio che crescendo potrebbe sostituirsi al padre in termini di attenzione a discapito chiaramente della figlia femmina.
Il padre padrone pensa che la compagna debba badare ai suoi bisogni facendolo sentire importante e unico. Questo rapporto, se così si può definire, conduce la donna allo sfinimento e all’esaurimento ma cosa ancora peggiore crea una dipendenza da questo circolo vizioso, dal quale non riesce ad uscire per paure, insicurezze e per aver alimentato un ruolo che non le compete trascurando così la sua essenza.
Nonostante la donna si renda conto di non poter andare avanti, il suo livello di consapevolezza è tale da non consentirle di uscire da questo circolo.
In molti casi tale comportamento dipende da un conflitto con la figura paterna (poco presente, giudicante e avvilente nei suoi confronti) e il rapporto con il partner viene condizionato da questo conflitto.
La donna non riesce a dire di No al ‘padre padrone’ che le dà poco e finisce per accudirlo quasi come fosse un figlio. L’accentratore non ama propria partner perché è abituato a pretendere e a non dare; in molti casi questo suo comportamento deriva dall’aver avuto una mamma sempre disponibile quasi fosse una badante, il cui eccesso di accortezze ha fatto perdere la sua capacità di condividere l’affetto.
Per uscire da una situazione del genere è fondamentale prendere coscienza della situazione; capire le dinamiche che condizionano una relazione può consentire di disinnescarle. Bisogna prendere coscienza di quello che sta accadendo e non aver paura di affrontarlo. Non bisogna temere la solitudine o le difficoltà che potrebbero venirsi a crearsi nel caso si decidesse di allontanarsi.
Non mancano i casi in cui la donna ha un ruolo predominate e decisionale all’interno del rapporto, dove la parte debole è l’uomo, ma maggiori sono le situazioni in cui la parte debole è la donna.
L’amore è condivisione, comprensione, rispetto, quando viene sostituito da continue manipolazioni, umiliazione e richieste insistenti allora diventa qualcosa solo di nocivo.
Quindi, impariamo a rispettarci e ad amarci per prima e allora chi ci starà accanto farà lo stesso. Carmine Caso, naturopata e personal coach