Sheepdog meditation

© jtanki - Fotolia.com
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L’ultima moda è la Via Francigena, l’itinerario che per secoli portò migliaia di pellegrini da tutta Europa a San Pietro, e in prosieguo fino al Santuario di San Michele al Gargano. Studiandone le mappe, due mie collaboratrici hanno verificato che nei documenti medievali anche il tratto a sud di Roma risulta chiamato Via Francigena, e non Via Sacra Langobardorum, come invece pretende qualche agenzia di viaggio per ragioni turistiche. L’elezione di Papa Francesco ha poi risvegliato la loro religiosità e, all’improvviso, hanno progettato una “meditazione attiva”, di avviarsi cioè sul tratto meridionale di quell’itinerario sacro, da Roma al Gargano. A piedi, naturalmente! Per attenuare il mio dissenso, mi facevano notare che in questi giorni c’è anche il favore della… luna nuova. Le immaginavo camminare da Roma verso sud per campagne solitarie, quando mi squilla il cellulare. E’ una di loro, cerco di non mostrami preoccupato: «Siete arrivate a Montecassino, vero?». «Macché, a Roma abbiamo preso l’aereo con i nostri mariti, verso nord. Ora stiamo tutti e quattro a Inbhir Narann». Rimango sbalordito: «Aereo? Siete andate a fare le turiste? E la Via Francigena a piedi?». «Ma no, che dice, qui si medita meglio, e c’è una cosa mai vista, tantissimi sheepdogs, significa cani da pecore. Inbhir Narann è il nome gaelico di questo paesino che però si chiama Nairn, sulle Highlands scozzesi, vicino a un mare che se fosse calmo sembrerebbe fango». Le due ragazze, sedotte dalla moda della sheepdog meditation, mi raccontano ogni dettaglio: «E’ un posto esclusivo, carico di religiosità, stare qui costa parecchio, ma per fortuna si paga a ore. Vengono a meditare imprenditori e manager, insieme a ragazze che cercano soltanto la natura e vestono country così in semplicità che per adeguarci ci siamo sentite costrette a rinnovare l’abbigliamento. Di buon mattino affittano uno sheepdog addestrato e una dozzina di blackfaces, pecore con faccia scura e corna rotonde, si mettono in bocca un fischietto a ultrasuoni, e le portano per la campagna rispettando il silenzio. Di pomeriggio bevono broth cioè zuppa d’orzo bollente, fanno saune continue e spillano gallaibh dalle botticelle, un whisky che sa di muschio. Anche noi ogni mattina affittiamo un greggetto, ma ci alziamo tardi, tanto le pecore mangiano a qualunque ora, poi andiamo nei prati bagnati di pioggia, ci mettiamo a fischiare i fischi che solo il cane riesce a sentire, le pecore camminano lente, pericoli non ce ne sono, la sera non c’è niente da fare, e col vento gelido è un piacere andare a letto presto…».

le pecore cornuteComincio a meditare pure io, a casa, sui luoghi sconosciuti carichi di religiosità, con whisky, ragazze amanti solo della natura e pecore cornute con la faccia scura. Ne concludo che gli Scozzesi, venuti per secoli nell’Italia meridionale, avevano occhi solo per monumenti e tarantelle dato che non si sono mai accorti che la sheepdog meditation noi l’abbiamo sempre praticata con pecore senza corna e col cane addestrato a tenere lontano il lupo e a guidare il gregge obbedendo ai fischi del pastore emessi con due dita in bocca. Da noi si chiamava banalmente “pascere le pecore”, una meditazione che non facciamo più, per cui siamo costretti ad andare a meditare in Scozia. I quattro sono ancora lassù in meditazione attiva, un’esperienza che sicuramente altri correranno a fare a Inbhir Narann, sulle coste erbose delle Highlands. Rinunciando al caos urbano, avranno a che fare con gente di classe e tecniche di purificazione dello spirito e del corpo. E, magari, al ritorno convinceranno qualcuno in Italia a ricominciare a pascere le pecore ma in modo aggiornato, con la sheepdog meditation che fin dal primo weekend da pecorai, col fischietto che non si sente, fa credere di essere capaci di dare comandi a un cane che invece sa già quello che deve fare, e che dei fischi dei meditatori se ne… infischia!

Elio Galasso

 

 

 

 

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