Mi chiedo spesso perché sia così difficile essere se stessi, mostrarsi per quello che si è veramente, nel bene e nel male. Quale significato può avere una vita vissuta sforzandosi di essere qualcosa di diverso da se stessi, imitando atteggiamenti e azioni che la società ci indica di seguire? Se in un primo momento questo concetto può agitarci o addirittura sconvolgerci, allo stesso tempo una profonda riflessione ci permette di abbassare il velo che tutti noi, o la maggior parte noi, ha davanti agli occhi. Siamo pieni d’impegni e affermiamo di non avere tempo: questa in realtà è solo una scusa per non diventare consapevoli di quella verità che ci fa così tanta paura ma che allo stesso tempo ci illuminerebbe. Nel film “Matrix” Neo, il prescelto, scopre che tutti gli uomini sono collegati a delle macchine che sottraggono energia; la vita di tutte quelle persone è semplicemente un programma. La nostra esistenza, a volte, non si allontana da quella descritta dal film “Matrix”. Nessuno di noi è una batteria che serve ad alimentare altre esistenze più evolute, ma certamente può capitare che sprechiamo la nostra vita seguendo canoni che non ci appartengono. Siamo esseri evoluti e l’evoluzione procede ininterrottamente, le esperienze che ognuno di noi compie fanno parte di questa evoluzione, nulla succede per caso, non ci troviamo nel posto sbagliato o con la persona sbagliata, non esistono errori o cose fatte bene; ci sono soltanto esperienze ed esserne consapevoli ci permette di partecipare all’evoluzione.
La vita va vissuta spontaneamente, senza sforzo; i bambini sono un esempio da seguire perché sono allineati con la loro Natura, quando giocano – se a un certo punto non si divertono più – cambiano gioco, fanno altro. Noi, i cosiddetti grandi, quando ci annoiamo continuiamo a fare le stesse cose e ci obblighiamo a farcele piacere, siamo autolesionisti. Se quello che facciamo non ci provoca piacere, dobbiamo fermarci per capire perché lo stiamo facendo; non dico che la vita debba essere tutto un divertimento perché altrimenti essa perderebbe di significato, ma è indubbio che quello che si fa con entusiasmo crea risultati e rende le cose più semplici. E mi spingo oltre. Quello che per noi può sembrare un esaurimento, un momento di ansia o un attimo di smarrimento non è altro che un sintomo: forse abbiamo solo perso la strada che porta al nostro cuore. Può capitare inoltre che la nostra anima cerchi di catturare l’attenzione magari con un disagio ma noi, anziché ascoltare la sua voce, la sopprimiamo.
Viviamo questi momenti d’incertezza, ascoltiamo cosa vogliono indicarci e poi iniziamo a essere fedeli solo a noi stessi; non lasciamoci bloccare dalla paura di fallire o dai giudizi; è in ballo la nostra vita e noi ne siamo responsabili. Herman Melville, autore di “Moby Dick”, affermava che è molto meglio fallire nell’essere se stessi che riuscire nell’imitare un altro. Non abbiamo bisogno di migliorare, perché in noi esiste un potere unico; la Bibbia dice che siamo a immagine di Dio e tutte le culture antiche affermano che Dio è dentro di noi, allora cosa c’è mai da migliorare? Esiste solo il far emergere, far uscire quella parte di noi che è unica e può contribuire a renderci speciali e a illuminare anche gli altri. Rinasciamo nuovamente sintonizzandoci con la nostra Anima e mostriamo quello che siamo nel profondo. Insomma sii te stesso e la vita ti sorriderà ☺