Le statue nascoste: l’arte tra significato e censura

Cos’è l’arte? L’enciclopedia Treccani ne dà la seguente definizione: “Ogni capacità di agire o di produrre, basata su un particolare complesso di regole e di esperienze conoscitive e tecniche…”. Nel dizionario della lingua italiana Devoto/Oli si legge: “Qualsiasi forma di attività dell’uomo come riprova o esaltazione del suo talento inventivo e della sua capacità espressiva”. Teniamo bene a mente queste definizioni, soprattutto le parole “capacità di agire e di produrre”, “talento inventivo” e “capacità espressiva”, perché ci serviranno tra un po’. Quando penso al significato di arte la prima cosa che mi viene in mente è una scena del film “Mona Lisa Smile” (2003). Non so perché, ma ogni volta il mio pensiero torna al dialogo tra la professoressa, interpretata Watson, da Julia Roberts e le sue allieve. Durante la lezione l’insegnante di arte inserisce tra le diapositive un dipinto, “Carcassa di manzo” di Soutine, il quale non figura nel programma scolastico che le studentesse già conoscono a menadito. Le coglie di sorpresa, chiedendo loro cosa pensino dell’opera. Nell’aula il silenzio è totale. A un certo punto è la stessa professoressa a rompere il filo della tensione dicendo: “Coraggio signorine, non c’è una risposta giusta, non c’è nemmeno un libro di testo che vi dica come pensare. Non è così facile vero?”. Una delle ragazze (interpretata da Kirsten Dunst), in atteggiamento di sfida, sostiene che il dipinto di Soutine non sia arte e che ci siano dei parametri da rispettare in merito. La professoressa, allora, chiede cosa sia l’arte e cosa la renda buona o cattiva. La ragazza replica in modo presuntuoso, appellandosi al sacrosanto giudizio dei critici, le “persone giuste” in grado di valutare un’opera senza mai sbagliare. La scena termina con un invito della professoressa a guardare oltre l’opera, a formarsi un giudizio personale senza farsi influenzare, sottintendendo l’universalità dell’arte. Purtroppo, pochi giorni fa, durante la visita di Hassan Rouhani, presidente della Repubblica Islamica dell’Iran, è accaduto l’esatto contrario di ciò che la professoressa Watson auspica per il destino dell’arte e della capacità di avere una libera opinione.

Qualcuno ci ha detto cosa dovevamo pensare e come dovevamo comportarci nei riguardi del nostro patrimonio artistico, sostenendo con i fatti che la nostra è un’arte “di cui vergognarsi”, forse anche “cattiva arte” per certe culture. Qualcuno ha voluto arrogarsi il diritto di essere la “persona giusta” in grado di imporci non un modo di vedere l’arte, bensì…un modo per non vederla affatto! Se è vero che le opere nate dalla creatività fanno parte della “capacità di agire e produrre” propria degli uomini (facoltà di muoversi, di fare col corpo), del loro “talento inventivo” e della “capacità espressiva” (movimento della mente, azione del pensiero e del desiderio), ci troviamo di fronte ai diritti di libera espressione e, di conseguenza, al diritto all’esistenza. Come sappiamo, o dovremmo sapere, i diritti non possono essere né “coperti”, né annullati a tempo determinato (o indeterminato), perché sono universali e non conoscono, proprio come l’arte, né religione né confini. La produzione artistica nasce, come abbiamo accennato, da un’evoluzione del pensiero, oltre che della società. E’ il passato, il presente e il futuro di un popolo, la sua identità, dunque, semplicemente non ha senso coprire delle statue che di quel popolo sono la “personalità” tangibile; in tal modo si rinnega in un colpo solo tutta la Storia passata, le proprie origini e, nello stesso tempo, la possibilità di evolvere ancora. Molti critici e giornalisti hanno parlato di eccesso di zelo e servilismo culturale; l’ospite ha diritto all’accoglienza più generosa e rispettosa che gli si possa offrire, ma vogliamo pensare, anzi, siamo certi, che non pretenda, né trovi adeguati degli inutili salamelecchi che sviliscono, appunto, l’identità del popolo che lo ospita. Tra l’altro il presidente Hassan Rouhani è un uomo colto, proviene da un Paese che ha prodotto una antica, affascinante cultura, quella persiana, ancora oggi celebre in tutto il mondo e in grado di sostenere il confronto e, nello stesso tempo, fondersi pur mantenendo la propria natura, con quella arabo-islamica. Non è ancora del tutto chiara l’identità della persona o delle persone che hanno richiesto la copertura delle statue: stiamo assistendo a un triste, fiacco rimbalzo della palla infuocata delle responsabilità e ciò, oltre all’evento in sé, non fa onore né agli italiani di oggi, né a quelli che ci hanno preceduto, dando la vita affinché potessimo definirci una nazione piena di cultura e non una semplice espressione geografica.

C’è, però, un “piccolo” dettaglio: se i nostri politici non erano a conoscenza dei provvedimenti sulle statue capitoline, la situazione si aggrava: non sapere vuol dire non avere il controllo e ciò non è bene in politica, soprattutto quando si ha la responsabilità di guidare un Paese o settori di questo. E’ un errore, anzi, uno sbaglio di governabilità che mostra una lacuna, una responsabilità che, per diverse ragioni, non è stata presa. E ora? Ora bisognerebbe farsene carico insieme alle conseguenze. Accadrà? L’ardua sentenza ai posteri (sperando che i posteri siano clementi, ma se non lo fossero, come dar loro torto?). L’arte è creatività allo stato sublime, è la meraviglia, la scoperta, la curiosità, la conoscenza senza limiti. Dobbiamo viaggiare, visitate i musei e i luoghi d’arte, non aspettare che qualcuno ci si presenti come “la persona giusta” in grado di imporci cosa è buona arte e cosa non lo è, per chi “va bene” un certo tipo di arte e per chi no (è assurdo). Formiamo il vostro pensiero, non solo attraverso l’osservazione diretta delle opere, ma anche leggendo gli ottimi libri dei tanti, veri “addetti ai lavori” che non giudicano, non velano, ma svelano, spiegano l’arte a tutti, indifferentemente dalle opinioni politiche o religiose, perché l’arte è di tutti (e non è uno slogan).

Un'immagine del film Mona Lisa Smile.
Un’immagine del film Mona Lisa Smile.

Certo, leggere e avere un’opinione non significa imparare a memoria il libro di testo come fanno le studentesse del film “Mona Lisa Smile”; è un processo più complicato, che ci espone al mondo (paura?) come sostiene la professoressa Watson, ma se non facciamo questo sforzo, un giorno non lontano ci ritroveremo alla stregua di un turista disperso nella taiga senza gps né bussola e con l’unica compagnia di silenziose conifere che nulla possono contro il vuoto pneumatico della mente. Saremo deboli e, perciò, condannati a essere manipolati, insomma. Dobbiamo aprire gli occhi di fronte alle meraviglie del mondo, facendo attenzione a non far oscurare il nostro sguardo da lenti deformanti (attenzione: le lenti deformanti, con molta probabilità, saranno messe sul nostro naso prima di tutto da chi è molto vicino a noi, magari proprio con la scusa di un eccesso di zelo), attratti dall’idea di conoscere ciò che non sappiamo, mantenendo sempre il rispetto per gli altri, ma anche per noi stessi.

 

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