Leggi il pezzo precedente del dottor Nunzio Lucarelli qui: http://www.culturaeculture.it/2013/02/lapsus-ecco-cosa-sono/25044
«Cara amica, è per me un ONORE ricevere tue notizie dall’Africa per raccoglierle in un diario da donarti poi al tuo ritorno». Ricordate il lapsus, accennato nel precedente mio articolo, con il quale manifestamente esprimevo una certa ambiguità nell’accettare di prendermi cura di lei a distanza, scrivendo senza avvedermene “onere”, invece di “onore”!? La mia amica, stando a quello che le avevo scritto, sospettò che per me fosse un peso e una noia occupare la mia mente con i racconti che lei mi avrebbe comunicato quotidianamente dai luoghi del suo Safari. Quel lapsus improvviso e inaspettato, che sorse in un contesto in cui il senso della conversazione navigava col vessillo della buona amicizia, minacciava di incrinare o distruggere una relazione così attentamente costruita, da poco, sul piano dell’ affettività evoluta. Ma come mai avvenne quel qualcosa da me del tutto indesiderato? Possibile che un diavoletto volesse mettere il bastone della discordia tra me e la simpatica nuova presenza comparsa nel mio mondo? Mi scusai con lei per il lapsus e la rassicurai dicendole che la verità che le comunicavo non era quella del “diavolo” ma quella della mia intenzione cosciente. Lei non voleva credere a questa, per cui le promisi che presto sarei stato convincente nel mostrarle l’autenticità della mia amicizia, e che avrei fugato ogni ombra di dubbio che aleggiava su di essa. Mi congedai dalla chat e mi immersi subito nella vasca di investigazione di me lasciandomi andare al flusso delle associazioni libere di idee e… cosa avvenne ? In relazione alle parole ONORE ed ONERE, mi venne in mente la parola ONORARIO. Afferrai subito il legame di parentela estetica che c’è tra i tre termini e mi misi alla ricerca del significato latente del lapsus: ma l’atteggiamento investigativo forzato non diede altro esito che quello d’irrigidimento del pensiero, per cui, pensai di riportare nel ricordo l’espressione di un illustre studioso della mente: guardare senza memoria e senza desiderio. E quindi mi abbandonai di nuovo in uno stato di “veglia sognante” per dare più facilitazione alla produzione d’idee spontanee. E comparve il ricordo di un’esperienza recente, successa pochi giorni prima dello scambio in chat avuto con l’amica del lapsus. Uno sconosciuto mi contattò per e-mail per chiedermi se fossi disposto a fornirgli una consulenza psicologica online. Mi chiese, esponendomi il suo problema, quale fosse il mio “onorario” e se io fossi disposto ad ascoltarlo per la prima volta in forma gratuita: gli risposi che poteva tranquillamente procedere alla descrizione dei fatti che gli procuravano disagio e che, per quanto riguardava il compenso per le prestazioni successive, gli avrei spiegato come procedere. Alla prima volta, però, sono succedute altre volte senza che egli recepisse il mio bisogno di inquadrare lo scambio in un contratto che prevedesse il rispetto dell’onorario, finché scomparve senza preavviso, dopo aver ottenuto ciò che gli serviva, lasciandomi sospeso in una sottile nebbia di frustrazione. Mi resi subito conto nel commettere il mio “errore” che tale ricordo era ancora attivo e che faceva sentire la sua influenza emotiva, senza che me ne accorgessi, nella relazione con la mia amica, che stava per partire per l’Africa. L’autoanalisi da me fatta sortì alla fine l’effetto di creare consapevolezza: le tre parole, onore, onere, onorario, slegate dai legami della coscienza al momento della produzione del lapsus, si sono connesse tra loro, consentendomi di cogliere il significato e di spianare la strada al giusto e pertinente atteggiamento da adottare nei confronti dell’amica rimasta un po’ latentemente ferita dagli elementi diabolici del “piccolo fenomeno psicopatologico” (Lapsus).
Nunzio Lucarelli
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