E` difficile, anzi quasi impossibile, commentare quanto è accaduto ieri sera, 28 luglio 2013, sulla A16, l’autostrada che collega Napoli con Bari. Un’arteria maledetta, impervia, che si snoda quasi interamente tra le montagne. Qui, all’altezza di Monteforte Irpino (Avellino), in direzione Napoli, un pullman si è schiantato contro il guardrail precipitando in un burrone, con un volo di 30 metri. A bordo c’erano più di quarantotto persone, di cui trentotto decedute. La dinamica dell’incidente è tutta da accertare: c’è chi racconta di una frenata, di cui però non esistono tracce; chi parla di un possibile scoppio di uno pneumatico. Il pensiero però corre alle famiglie che in queste ore stanno identificando i loro parenti nella palestra della scuola media di Monteforte Irpino. A loro va il cordoglio della redazione di Cultura & Culture.
Tuttavia in questi casi qualche riflessione, seppur breve, occorre farla. Percorro quel tratto autostradale spesso, perché vivo in Irpinia e per andare a Napoli devo per forza di cose, in auto oppure in pullman, attraversare quelle montagne. E so che i lavori in corso lì, come anche in altri punti dell’A16, sono una costante. Si lavora quasi tutto l’anno. Il perché non è dato saperlo. La manutenzione andrebbe fatta solo in alcuni periodi e soprattutto non tra luglio e agosto quando l’arteria è particolarmente frequentata, perché i napoletani per andare in Puglia, in un tempo di viaggio ragionevole, hanno un’unica chance: prendere l’A16. Dovete sapere, cari lettori, che ci seguite da tutta Italia, che in Irpinia non esiste una linea ferroviaria e che la costruzione dell’alta capacità Napoli-Bari è prevista entro il 2028. Questo territorio che collega la Puglia con la Campania può essere percorso solo in auto o in pullman. Alternative non ce ne sono. Questo è uno dei motivi per cui l’A16, dove tra l’altro le corsie di emergenza sono in alcuni tratti inesistenti, è una delle autostrade più pericolose della penisola. Sulla modalità di costruzione si potrebbe aprire una lunga parentesi, ma non ci sembra questo il contesto adatto. Tuttavia bisogna ricordare che dietro un effetto c’è sempre una causa e che non esistono le tragiche fatalità…
Maria Ianniciello