Continua il viaggio nell’imprenditoria femminile italiana ed europea. Dopo Natalia Levinte, ho incontrato (virtualmente, purtroppo) Daniela Prandin, fondatrice e amministratrice delegata di CasaGIN, l’azienda di intimo e di abbigliamento ecosostenibile nata a Padova. Nella seguente intervista Daniela ci parla della sua azienda, dell’imprenditoria femminile e di come è nato il suo sogno di un abbigliamento ecosostenibile.
Intervista a Daniela Prandin, Ceo di CasaGIN
Come e quando nasce CasaGin?
CasaGIN in un certo modo nasce con me, 35 anni fa. CasaGIN è un sogno che si trasforma in realtà ma è anche la vita che fiorisce, l’esperienza che avanza, il coraggio che si fa strada tra molti dubbi e difficoltà. In effetti la mia voglia di fare, creare e trasformare, è qualcosa che mi porto dietro da quando sono nata. Ho sempre avuto uno spiccato senso creativo, molte idee e una gran voglia di fare. Mi sono sempre impegnata molto in tutto ciò che facevo e dopo gli studi universitari, che mi hanno permesso di laurearmi in Lingue e culture orientali, non mi sono accontentata. Ecco, forse CasaGIN rappresenta anche ricerca e perseveranza. Perché dopotutto, è facile accontentarsi. Ma è molto più difficile sperare in qualcosa di migliore e lottare con tutte le forze per raggiungerlo. Comunque, tornando al mio percorso: dicevo, non mi sono accontentata di una laurea ma ho voluto specializzarmi ulteriormente e seguire il percorso della moda, uno strumento che rappresenta per me passione, riflessione, comunicazione e condivisione. Quindi mi sono iscritta ad un master al Polimoda di Firenze e dopo tanti sacrifici ho iniziato a raccogliere i primi frutti. Ho iniziato a viaggiare per lavoro e sono entrata in aziende di grandi dimensioni dove ho maturato una considerevole esperienza in realtà come Gucci, Prada e Ferragamo. Poi, ancora una volta, non mi sono accontentata. Volevo di più, volevo un mondo migliore, più pulito, responsabile.
E poi quando è arrivata l’intuizione?
Riflettendo molto e analizzando l’industria da prospettive sempre nuove, durante un viaggio in India, ho avuto quella che possiamo definire una piccola illuminazione. Mi sono resa conto che il settore nel quale lavoravo era uno dei più inquinanti al mondo. Per di più sapevo che nel dietro le quinte ci sono persone che lavorano in condizioni di lavoro davvero imbarazzanti, povere e pericolose. Per cui ho sentito dentro me la volontà di fare qualcosa di concreto per migliorare le cose. Ho seguito un’ispirazione che mi ha portato a creare dei prodotti e dei capi che fossero fonte di benessere per chi li produce, ma anche per chi li indossa. E infine per l’ambiente nel quale viviamo. Così sono partita alla ricerca dei materiali più idonei, dei partner più affidabili e pian piano ho incontrato persone che, tutt’ora, condividono la mia stessa visione e credono in un progetto le cui parole chiave sono etica e sostenibilità. Questi sono anche i pilastri della nostra azienda che ha visto i suoi primi passi nel 2017; nel frattempo abbiamo sviluppato solidi processi in un’ottica di responsabilità ambientale e ci assicuriamo costantemente che i nostri prodotti siano realizzati in condizioni di lavoro sicure, eque, legali e umane. Quindi ho già riassunto anche quella che è la mission e la nostra filosofia. Crediamo sia necessario un approccio più circolare all’economia o non potremo consegnare a chi viene dopo di noi, ai nostri figli, un pianeta così bello e variegato. Ecco in cosa ci impegniamo ogni giorno, nel creare non solo capi di abbigliamento di alta qualità, con i migliori materiali e utilizzando le più antiche tradizioni del Made in Italy, ma anche nello sviluppare una nuova filosofia di vita.
Cosa significa CasaGIN?
Casa rappresenta infatti uno stato d’animo: chiunque entra a far parte della nostra comunità deve sentirsi bene, deve sentirsi a casa. GIN è ciò che ci muove: acronimo di Genuino, Innovativo, Naturale. Chiunque entra in contatto con CasaGIN deve sentirsi parte di una comunità e per fare questo abbiamo sviluppato anche un Blog, attraverso il quale, ogni settimana ci proponiamo di ispirare, formare e connettere le persone attraverso una maggiore consapevolezza su temi legati al benessere umano e ambientale.
Com’è la situazione nel settore dell’abbigliamento e in modo particolare dell’intimo ecosostenibile?
Come detto la situazione di quest’industria è critica. È la seconda industria più inquinante dopo quella del petrolio. Tuttavia noi facciamo parte di un movimento, recente ma fortemente impegnato. Sono molte le aziende che stanno abbracciando un modo di pensare, lavorare ed agire più sostenibile. In Italia gli esempi più belli sono quelli delle aziende con cui lavoriamo per filare, tessere e confezionare i nostri articoli. Piccole e grandi realtà artigiane che si impegnano ogni giorno nel ridurre i consumi, cercare fonti energetiche meno impattanti e forme di riciclo innovativo. Ma anche studiando il mercato competitivo possiamo trovare sempre più progetti che si indirizzano verso una strada più attenta. In Europa e nel resto del mondo temi come la sostenibilità e l’etica sono sempre più al centro dell’attenzione. L’Italia sta pian piano seguendo questa scia e non mancano le start up che si posizionano al nostro fianco. E siamo felici di questo, perché porta maggiore consapevolezza al mercato e per noi la sfida diventa quindi migliorarci costantemente e trovare sempre nuove soluzioni. Tuttavia per quanto riguarda il tema dell’intimo, anche se noi non ci limitiamo a questo ma allarghiamo la nostra offerta all’abbigliamento indoor e outdoor, costumi e sport, sicuramente siamo tra i pochi ad aver abbracciato questo ramo. Siamo partiti dall’intimo perché è quel capo che di più in assoluto resta a contatto con il nostro corpo e la nostra pelle. E dal momento che ogni cosa che indossiamo ci trasmette la propria energia è fondamentale che questa sia positiva. Oggi siamo forse l’unica azienda in Italia a produrre intimo con materiale di origine vegetale ricavato dal legno di faggio ed eucalipto proveniente da foreste certificate, e tra le poche realtà a livello mondiale a produrre tutto in Italia. La nostra attenzione non è solo nei materiali ma anche nel modo in cui vengono messi insieme i nostri prodotti. Abbiamo scelto delle linee semplici ma molto curate. Siamo attenti ad ogni passaggio della filiera produttiva.
Quali sono le problematiche che una donna imprenditrice deve affrontare quotidianamente (se ci sono)?
Sicuramente la prima a cui penso è interfacciarsi con le aspettative sociali. Il mondo del lavoro per come lo conosciamo è stato sviluppato da una società piuttosto maschilista per cui, anche se oggi la situazione sta cambiando e le donne stanno acquisendo sempre più posizioni di rilievo, siamo ancora immersi in un modello obsoleto e maschile: molto competitivo, aggressivo e talvolta eccessivamente duro. Non è sempre facile essere prese sul serio e la sensibilità femminile, in queste situazioni, è messa a dura prova.
Poi sicuramente, tra i tanti ostacoli, mi rendo conto di quanto sia difficile avere accesso ai finanziamenti. Ovviamente questa è una difficoltà per tutti ma credo che in molti casi sia ancor più complicato per un dirigente donna. Soprattutto in Italia la nostra cultura è piena di stereotipi sulle donne e basta andarsi a vedere qualche statistica per scoprire che la maggior parte della popolazione crede ancora che per l’uomo, più che per la donna, è molto importante avere successo nel lavoro, che gli uomini sono meno adatti a occuparsi delle faccende domestiche e infine che è l’uomo a dover provvedere alle necessità economiche della famiglia. Tutto questo rende anche più difficile creare una rete di connessioni valide e strategiche. Per non parlare della difficoltà nel conciliare vita familiare e professionale. Ovviamente il ruolo della mamma è insostituibile per cui, in quanto mamma, cerco di dare il massimo. Ma senza tralasciare la mia azienda. Mettere insieme le due cose e dedicargli la giusta attenzione è forse la difficoltà più grande. Ma per ora me la cavo piuttosto bene, grazie anche all’aiuto del mio compagno e del gruppo di lavoro.
Quali invece, secondo Lei, sono i punti di forza dell’impresa al femminile?
Beh, un’impresa al femminile è innanzitutto più sensibile, più giusta e più equa. Le donne si concentrano più sulla collaborazione che sulla concorrenza. Inoltre le statistiche sono dalla nostra parte e sembrerebbe che le imprese al femminile crescano più rapidamente, assumano più personale e generino un fatturato superiore a quelle a gestione maschile. La forza delle donne nell’intelligenza emotiva è un altro vantaggio, che insieme all’esperienza genitoriale offre buone chance di successo.
Parliamo di lavoro e Coronavirus. Si parla di un modello Veneto. Ma com’è la situazione in Veneto per lavoratori ed imprese?
La situazione è sicuramente critica per tutti. Da quello che leggo e sento ci troviamo in una situazione di estrema contrazione e la paura più grande è che questo si protragga a lungo. È già stato detto molto per cui preferisco non dilungarmi troppo. Per quanto ci riguarda abbiamo imparato ad arrangiarci. Il sistema pubblico si è dimostrato piuttosto carente, almeno per quanto riguarda la mia generazione, perciò non ci resta che rimboccarci le maniche e continuare a lavorare a testa bassa, innovando ed essendo fedeli ai nostri valori e principi. Io nel modello Veneto, nella lotta al Coronavirus, non riesco a vederci nulla di straordinario. Stiamo brancolando nel buio, cercando di affrontare una situazione che non abbiamo mai affrontato prima. La differenza la stanno facendo i singoli, con la pazienza e la determinazione. Dobbiamo ringraziare uno ad uno i nostri concittadini per aver seguito delle regole che hanno imposto un po’ tutte le regioni e i Paesi più in generale. Il modello Veneto è sicuramente quello dell’imprenditoria e del fare azienda. Questo per me è il modello da seguire.
Dopo questa emergenza ci sarà sicuramente da reiventarsi. Cosa consiglia alle donne italiane, in modo particolare alle imprenditrici?
Il mio consiglio più sentito è quello di fare squadra. Trovare dei validi collaboratori e impegnarsi per un sogno, una speranza, un mondo migliore. Ci troviamo davanti ad una nuova rivoluzione industriale e dobbiamo fare ciò che non è stato fatto in passato: individuare delle priorità che non siano il solo profitto economico o individuale. Dobbiamo salvaguardare un pianeta sempre più in pericolo e combattere l’arroganza e l’egoismo. La continuità dell’essere umano è a rischio a causa di comportamenti negligenti. E possiamo aver successo solo rimanendo uniti. Perciò la nuova parola d’ordine dovrebbe essere unione. Solo rimanendo vicini e aiutandoci l’un l’altro possiamo affrontare i problemi moderni che riguardano una società sempre più numerosa e con risorse sempre più limitate. La situazione nella quale ci troviamo, a mio avviso, è un monito, una sorta di avvertimento che ci deve mettere in guardia. Il modello fin qui adottato non ha funzionato. O forse ha funzionato ma ora deve essere rivisto. Impegniamoci tutti per un mondo migliore. (Maria Ianniciello)