Storie di donne coraggiose che hanno creduto in loro stesse superando quel confine sottile e poco malleabile che separa l’infelicità dalla piena realizzazione di sé. Ciascuna lo ha fatto acquisendo consapevolezza mediante un percorso irto di ostacoli ma ognuna a suo modo: chi un passo per volta, gradualmente, chi all’improvviso… motivata magari da una parola e sempre da quel dolore straziante che colpisce corpo e anima.
Storie di donne coraggiose che hanno creduto in loro stesse e che sono al centro del libro Noi che costruiamo gli uomini (Mondadori) di Luisella Costamagna.
Ho riletto questo testo dopo diversi anni con una nuova percezione di ciò che tutte noi possiamo realizzare superando la paura di non essere all’altezza, ad un passo dalla meta, di non sentirci mai abbastanza e soprattutto di dipendere da uomini talvolta violenti.
Nel libro della Costamagna le storie che hanno preso la mia attenzione sono state diverse ma alcune mi hanno coinvolto di più.
Cecilia nasce nel 1927. Vede la guerra, la fame, la disperazione. In famiglia si sente diversa, agli antipodi per l’innata curiosità ed emancipazione che la differenziano dai familiari e anche dalle sue coetanee, le quali sognano un matrimonio e dei figli.
Cecilia invece vuole sperimentare e comprendere cosa le piace davvero. Recita e anche bene. Si fa notare. Lavora con attori dai nomi leggendari.
Poi conosce Ugo. Lui non le pone veti né limiti. Stranamente. L’unica condizione è quella di non avere figli. Ma lei sa che non esistono condizioni perché tutto può cambiare da un momento all’altro; così nasce il desiderio di maternità. Ha tre figli. Il suo mantra continua ad essere libertà.
Lascia la carriera di attrice e, dopo qualche anno, comincia a scrivere. Cecilia non ha rimpianti. Per lei la vita è bellissima.
E poi c’è Mariangela, che dai genitori riceve ben poco e che se la cava da sola studiando grazie ad una borsa di studio.
Mariangela si innamora e si sposa con un uomo che non sa amare. Un uomo che la disprezza, mostrandole solo tanta indifferenza. La rifiuta. Rifiuta il suo corpo.
Mariangela non riesce a lasciarlo. Fa dei figli con lui fino a quando non cambia vita e si rialza davvero. Comincia di nuovo a studiare, si laurea e finalmente lo lascia.
Nel libro le dieci storie di queste donne coraggiose che hanno creduto in loro stesse sono legate da un filo conduttore che è condensato nella parola autostima.
Questo volume mi ha insegnato ancor di più che volere è potere e che dipendere da un’altra persona ci fa diventare succubi, a prescindere dalla veridicità del sentimento.
Nulla è per sempre, come non è eterna la nostra vita, e in amore questa regola vale il doppio. L’indipendenza dei partner rende il sentimento davvero autentico. A tutte voi, care amiche, dico: siate indipendenti e libere nella testa perché lo sarete nella vita (M.I.)