Oggi, 21 dicembre, è il Solstizio d’inverno. Cultura & Culture, com’è nel suo stile, va oltre il significato astronomico per entrare nei riti e nelle tradizioni di un passato remoto e prossimo che ritroviamo qua e là e che ci ricongiunge con le radici, con ciò che eravamo e siamo stati. Alcune recenti ricerche scientifiche dimostrano che le nostre cellule hanno una memoria e il DNA è flessibile, in sintesi lo stile di vita dei nostri avi sopravvive in noi e questo vale anche per la ritualità. Il solstizio d’inverno è uno dei momenti più importanti dell’anno, giacché un ciclo è finito e un altro è iniziato. Le tenebre dominano ancora sulla luce ma qualcosa da domani in poi accadrà. Le luci di Natale simboleggiano questo passaggio e secondo alcuni storici, forse, si è fatta cadere la nascita di Gesù (la data precisa non è mai specificata nei Vangeli canonici) in questo periodo dell’anno, quando i romani solevano festeggiare i Saturnali. La divinità latina che, secondo me, simboleggiava tutte le fasi di transizione era Giano, il dio dalle due teste che guardava al passato (autunno) e al futuro (primavera). La via di mezzo era l’inverno. C’era però molto di più nel dio pagano, le cui origini si perdono nella notte dei tempi. Infatti, la terra nella stagione autunnale si contrae verso l’interno ma con l’inverno questa fase termina (nonostante i nostri occhi percepiscano il contrario) e la Natura si prepara a esteriorizzare quanto creato riavviando così un nuovo ciclo, dopo un lungo momento di raccoglimento, indispensabile per il pianeta. Tutto ciò accade pure nel nostro organismo, nel quale c’è sempre un periodo di stasi (per esempio la notte) che si alterna a uno di attività (per esempio il giorno).
I rituali del solstizio d’inverno sopravvivono nelle tradizioni del Natale. Non intendiamo spiegare la fede perché il Cristianesimo non nacque in Europa e di conseguenza le sue matrici furono diverse, però si diffuse nell’Impero Romano sovrapponendosi ai culti pagani che tuttavia continuano a vivere negli usi natalizi, basti pensare alla Befana: la vecchia con la scopa, che porta cenere e carbone, non è altro che l’inverno. Dunque, il solstizio d’inverno ha un significato quasi magico che può essere riscoperto mediante le nostre antiche tradizioni cristiane. Il Natale è una festa carica di gioia che però non dovrebbe trasformarsi in mero consumismo sfrenato; al contrario potrebbe essere un momento di meditazione su quanto realizzato nell’anno che sta volgendo a termine e su ciò che si vorrebbe fare, proprio come Giano che guarda al passato e si proietta al futuro.
Il significato simbolico del solstizio d’inverno può essere compreso anche osservando un albero (ricordate l’albero di Natale?), che – stando a quanto sosteneva Mircea Eliade – rappresenta il cosmo e di conseguenza l’uomo. L’albero trae nutrimento dalle radici (inverno-oscurità-inconscio) perché esse sono immerse nella terra e permettono l’inizio di un altro ciclo vitale. Le foreste, infatti, sono i polmoni del nostro pianeta. Queste creature – secondo Peter Wohlleben, autore del libro La vita segreta degli alberi (Macro Edizioni) – sono dotate di una straordinaria consapevolezza e di un senso di appartenenza. In una foresta nessun membro della stessa specie viene lasciato indietro dai propri simili che, quando ce n’è bisogno, sono in grado di sostenerlo per centinaia di anni. Il significato autentico del solstizio d’inverno può essere, dunque, riscoperto guardando la Natura in questo preciso momento dell’anno e seguendo i suoi ritmi magari cibandosi di frutta e verdure che si trovano in inverno alle nostre latitudini e non di alimenti esotici… Ma questo è un altro discorso. Buon solstizio a tutti!