Ci siamo più volte soffermati sull’importanza dell’allattamento al seno dal punto di vista nutrizionale omettendo di proposito l’aspetto emotivo e psicologico proprio perché era nostro intento affrontare in separata sede questo tema. Una premessa però, prima di entrare nel vivo dell’argomento, credo sia opportuno farla: non voglio ferire o accusare chi decide, per scelta o per causa forza maggiore, di usare il latte artificiale. Ciascuna è diversa e ognuna di noi ha delle personali esigenze che vanno rispettate. Con questo articolo dunque voglio raccontare una parte di ciò che mi è accaduto, utilizzando le mie competenze naturopatiche e psicosomatiche, al fine di essere di aiuto alle mamme che si sentono o si stanno sentendo sole e disorientate. Sappiate che tutto passa e il bello deve ancora venire.
Allattare al seno significa nutrire, accudire, dare una parte di sé – mediante il latte – al proprio bambino. Nei primi mesi di vita del neonato nasce anche una Madre proprio attraverso il seno perché bisogna chiarire che Madri si diventa con il tempo. Almeno per me è stato così. Il parto cesareo, purtroppo, non mi ha consentito di beneficiare di quella cascata ormonale istantanea che si prova dopo il dolore intenso del travaglio e poi con la nascita. Di conseguenza non è stato facile creare da subito un collegamento emozionale tra me e mio figlio. I farmaci, il dolore della ferita e l’impossibilità di fare, nelle prime 24 ore, i movimenti più semplici mi hanno fatto perdere gli istanti più belli ma recuperare si può. Eccome, se si può. Io l’ho fatto.
Il legame con lui, infatti, si è instaurato un passo per volta, di ora in ora, di settimana in settimana, di mese in mese mediante una sorta di travaglio e di parto psichico che mi ha permesso di rinascere ancora una volta. Dopo il primo mese tutto è avvenuto in solitudine, con il solo supporto di mio marito, senza che altri prendessero il mio posto alimentando così le naturali insicurezze di una puerpera.
Devo tuttavia ammettere che senza l’allattamento al seno il processo per me sarebbe stato più lungo e senz’altro molto difficoltoso. Allattare però implica energie. Tante. E costanza. Fin troppa. Nel corso dei primi mesi serve anche abnegazione che non è sacrificio.
C’è al contempo una parte bambina che ogni giorno reclama attenzioni e amore. Ebbene, quella parte si farà sentire e vi chiederà a gran voce di prendervi cura di lei. Stando nel presente e accudendo il vostro bimbo, riuscirete a creare una connessione tra la donna e la bambina, tra Demetra e Persefone (tanto per citare il famoso mito). Prendendovi cura di vostro figlio, dedicherete anche tempo a quella parte infantile che dimora in ognuno di noi.
In realtà tante… troppe volte ho pensato di mollare e di rinunciare a questo gesto così naturale ma poi sono tornata sui miei passi e più consapevole di prima ho continuato di giorno e di notte. Oggi Emanuele ha sei mesi. Allattarlo per me è la normalità tanto che al momento è difficile farne a meno. Tutto il processo che ha fatto nascere la Madre – che oggi vive in me – mi ha resa più forte e più in linea con la mia natura femminile.
Bisogna comunque precisare che non si è meno mamme se non si allatta al seno, anzi. Anche con un biberon tra le mani puoi regalare a tuo figlio attimi di puro amore. L’importante è esserci con la mente e con il corpo, giorno per giorno, momento per momento…
Ad ogni modo il consiglio che posso darti è di non farti demotivare da chi ti dice che non hai latte o che il latte materno è poco sostanzioso in particolare dopo i sei mesi. Non è così. La natura non sbaglia mai e non lo farà nemmeno con te. Il latte scende quanto più il bambino si attacca al seno e questo vale anche dopo i sei mesi tanto che l’Oms suggerisce di allattare fino a due anni e oltre anche quando subentra l’alimentazione complementare.
Il seno e il significato psicosomatico dell’allattamento
L’allattamento al seno fornisce al piccolo sicurezza, protezione, accudimento e vicinanza. Questa parte del corpo riveste un profondo significato in tutte le epoche e in tutte le culture (basti pensare all’immagine di Iside… o alle Madonne che allattano il bambino in famosi dipinti).
Nel seno risiede simbolicamente la predisposizione della donna-madre a dare una parte essenziale di sé al figlio rimandando al legame profondo con la terra, con la creazione, con la riproduzione, con l’allevamento e con l’educazione della prole. In questa parte del corpo risiedono le richieste di essere accuditi e di accudire… di far crescere.
L’atto del nutrire della madre – che nell’utero era del tutto inconscio e avveniva mediante il cordone ombelicale – con l’allattamento diventa conscio, attivo e consapevole. Il latte materno è zuccherino e quindi mediante questo liquido passa anche al bambino tutta la dolcezza della madre.
Con il bambino, per mezzo del seno, la mamma crea un rapporto di fusione molto intimo che dona benessere sia al neonato e sia alla madre.
L’allattamento al seno, infatti, trasmette al bambino sicurezza e fiducia, elementi importanti anche per garantirgli un buon rapporto con il cibo negli anni successivi a patto che la madre, attraverso l’atto del nutrire, non comunichi ansia e nervosismo.
Nelle prime fasi di vita difatti il bambino introietta attraverso il cibo (quindi anche mediante il latte materno) l’immagine del genitore. Di conseguenza accettando o rifiutando il cibo il bambino accetta o rifiuta la madre e ciò che questa gli offre.
Detto ciò è meglio un allattamento artificiale rilassato che un allattamento al seno in preda allo stress perché mediante l’atto del nutrire la madre fa crescere il proprio bambino nella psiche e nel corpo.
L’uso del ciucciotto al posto del seno è dunque un anestetico che il bambino interpreta come una risposta non congrua della madre o delle figure di riferimento.
Il neonato non piange solo per fame ma anche per sete, perché si sente solo o perché ha bisogno di essere cambiato…
I bambini, quando sono molto piccoli, non piangono per fare i capricci ma solo per esprimere un bisogno che il genitore, in particolare la madre, deve ascoltare sapendosi a sua volta osservare perché ascoltando il proprio corpo e i propri bisogni la madre diventa consapevole anche delle esigenze del figlio.
Come dice Raffaele Morelli nel libro Crescere senza educarli, non esistono madri perfette. Esistono al contrario mamme che fanno riferimento ad uno stile di accudimento naturale, bypassando le convinzioni razionali, assecondando il cuore e ascoltando la voce primordiale dell’istinto che non sbaglia mai. (articolo della dott.ssa Maria Ianniciello, naturopata e giornalista)