“Forse le rose in amore non si usano più”, cantava Massimo Ranieri nell’edizione del 1969 di Canzonissima dopo che il pezzo Rose Rosse nel 1968, l’anno di incisione, non aveva avuto il successo sperato. In amore forse le rose non si usano più oggi come nel Sessantotto, ma restano il simbolo di un sentimento intramontabile che ha affascinato poeti ed artisti, soprattutto se rosse. Ne sapeva qualcosa Nilla Pizzi che a Sanremo cantava “Come le rose” in un dopoguerra di speranza. Era il 1953. Le rose sono state le protagoniste di numerosi film fra cui il ben noto American Beauty (1999) dove i petali di questi meravigliosi fiori sono emblema di erotismo e sensualità. Le rose compaiono inoltre in molti dipinti della storia dell’arte occidentale, da La primavera di Botticelli a La Madonna del Roseto di Bernardino Luini. Émile Vernon le dipinge in molte delle sue opere. Nella Letteratura rappresentano la purezza e la semplicità ma cambiano di significato in base al colore; per esempio per Dante la rosa bianca raffigura l’amore spirituale e nella chiesa cattolica questo fiore è collegato alla Vergine Maria.
Secondo la tradizione la rosa indica alla fanciulla quale sarà il futuro sposo a patto che venga raccolta al tramonto del 24 giugno, giorno di San Giovanni. La ragazza deve conservare poi il fiore raccolto in una carta velina sino a Natale e se rimane qualcosa vuol dire che presto troverà marito.
Nel Dizionario dei sogni (Riza edizioni) Chiara Marazzina scrive che “i fiori sono la manifestazione della grande capacità creativa e rigeneratrice della natura che sa perennemente far rinascere questi prodigi di bellezza, di colori e di profumi”. Ed ecco perché “consciamente o inconsciamente l’immagine dei fiori è collegata alla capacità incredibile della natura di far sgorgare continuamente dalla materia grigia e grezza creature stupende ed armoniose”. Pensate alle favole e soprattutto alle fiabe quale La bella e la Bestia dove la rosa è il simbolo della presa di consapevolezza della fanciulla che guarda oltre le apparenze. Questo fiore, tuttavia, ha le spine che sono il simbolo del dolore necessario all’evoluzione interiore.
La rosa è comparsa sulle monete di Rodi e dell’Imperia, sugli scudi degli Ugonotti, su diversi stemmi (York, Lancaster, massoni…). Per i sacerdoti caldei era una pianta magica, mentre Alessandro Magno le attribuiva poteri afrodisiaci.
La rosa in aromaterapia, in estetica e in cucina
Avrete notato che il fiore di Venere – che guarda caso sboccia proprio a primavera – ha molti significati e quindi in naturopatia è impiegato in vari trattamenti. La rosa, che appartiene alla famiglia delle rosacee e comprende svariate specie, viene usata non solo per decorare le abitazioni o nei giardini ma pure in cucina, in dermatologia, in cosmetica e in profumeria. In aromaterapia l’olio essenziale di rosa ha un aroma floreale, intenso ed avvolgente.
Con la sua nota di cuore, l’essenza si ricava dalla distillazione dei fiori e, quindi, è molto preziosa. Ha numerose proprietà: è un ottimo antidepressivo che stimola l’umore e rivitalizza il corpo e la mente in una giornata uggiosa o fredda. Guarisce le ferite, idrata la pelle, attenua le rughe rallentando l’invecchiamento perché ci difende dai radicali liberi. Attenua le doglie durante il parto, la tensione ed è utile contro l’insonnia. Migliora la digestione, la circolazione ed ha proprietà afrodisiache. Per quanto riguarda l’aromaterapia in commercio non esiste solo l’olio essenziale, che è abbastanza costoso, ma anche l’olio vegetale che può essere usato per veicolare l’essenza di rosa. In cosmetica la rosa è ingrediente di maschere, creme e di numerosi preparati. I petali di rosa, come accennato, sono utilizzati pure in cucina per preparare deliziose pietanze.
Ma perché si dice all’acqua di rose? L’acqua di rose è un preparato che non risolve alcune emergenze ma le tampona soltanto. Il detto indica che qualcosa viene fatto con una certa superficialità.
Ricordatevi di tutte queste cose quando qualcuno vi regala una rosa. Dietro un semplice gesto c’è molto di più…
(Articolo della dott.ssa Maria Ianniciello, naturopata e giornalista pubblicista)