Terra di passaggio, crogiolo di culture, collegamento tra Occidente e Oriente, tra Balcani e Mediterraneo, tra antichità e modernità. Siamo a Salonicco, seconda città della Grecia, prima tappa del nostro viaggio insieme. Con un volo di circa due ore abbiamo raggiunto questa enigmatica, complessa, sorprendente città ellenica, capoluogo della regione della Macedonia. Un punto di partenza non troppo semplice e scontato, forse, per un tour alla scoperta della Grecia, perché parlare di Salonicco non può voler dire parlare solo di Grecia. È un ponte, questa città: un ponte tra Ovest ed Est, tra Nord e Sud, tra comunità diverse che qui hanno trovato, nel corso della Storia, una casa. Il primo incontro con Salonicco destabilizza: alcuni suoi scorci, i vicoli in salita, le case vicinissime l’una all’altra e quel suo romantico disordine fanno pensare a Istanbul. A bordo di un taxi che sfreccia per le strade sempre trafficate guardiamo fuori dal finestrino e ci sentiamo in Turchia. È qualcosa di irrazionale e insieme persistente. Vediamo passare rovine romane, chiese ortodosse, un alto minareto e l’architettura di qualche riconoscibilissimo bagno turco: è una pellicola che scorre, un film lungo la storia.
E di storia questa città è davvero ricca: fondata nel IV secolo a.C. dal re dei Macedoni Cassandro, sposo di quella Tessalonica che le dà il nome, diviene parte dell’Impero romano. Le testimonianze di quest’epoca sono tutte qui, dai resti del palazzo di Galerio alla Rotonda e all’Arco costruiti sempre dallo stesso imperatore. Un grandioso centro orientale per Roma, quindi, sino alla nascita dell’Impero d’Oriente, che rende Salonicco seconda città dopo Bisanzio. Le chiese dagli elementi bizantini e le mura del Kastrà (che circondano la Città Alta) arricchiscono, quindi, la città, che sempre dalla capitale dell’impero, ora divenuta Costantinopoli, sembra prendere parte della sua anima. Crocevia strategico, eccola terra di conquista, nel XV secolo, per gli Ottomani: il quartiere di Áno Póli, dove si trovano i resti delle mura, ricorda una tipica cittadina dell’impero turco. Vicoli tortuosi in salita e colorate case a graticcia con i piani alti aggettanti tratteggiano il volto di un villaggio ottomano, fanno pensare alla Baščaršija di Sarajevo, o meglio ancora ai sobborghi sulle alture che la circondano. Le viuzze scendono verso il centro, si districano tra le abitazioni e, poi, sullo sfondo, il mare: una passeggiata per la Città Alta è davvero da non perdere, se non altro per la strepitosa vista dall’alto sulla città e sul golfo.
Ma non si può parlare di Salonicco senza ricordare un’altra importantissima comunità: si tratta di quella ebraica, discendente degli ebrei cacciati dalla Spagna nel XV secolo e accolti in quella che sino all’Olocausto è stata la più grande comunità ebraico-sefardita. Di quel mondo, oggi, rimane drammaticamente poco e il Museo Ebraico della città ne ricostruisce minuziosamente la storia. Oltre alla ricchezza di tradizioni e culture è la vivacità ciò che ancora di più, se è possibile, ci cattura: la città è dei giovani, di chi vuole uscire, socializzare nei numerosissimi e ultra moderni locali che riempiono i quartieri del centro e il lungomare. Locali tutti originali, colorati, in gara l’uno con l’altro per la ricerca e la cura con cui sono arredati. Pezzi di design, oggetti di recupero e un pizzico di ingegnosità per caffè sempre pieni, uno più bello dell’altro. C’è qualcosa di Berlino, qui, unito al caos e alla sana festosità di una città mediterranea: il lungomare, una strada trafficatissima su cui svettano alti edifici, sembra un’immagine di Beirut, ultima tessera, o almeno così ci sembra, di un puzzle tanto straordinario e variegato. Qui tutta la mappa del reportage.