Quando si pensa alle piramidi di Giza e alla Sfinge, enorme complesso monumentale egiziano, li si immagina nel cuore del deserto, in una zona isolata e difficilmente raggiungibile. Al contrario, la Necropoli di Giza sorge a ridosso della capitale , Il Cairo, a 25 chilometri dal centro cittadino in direzione sud-ovest e a solo 8 chilometri dall’antica città di Giza, sul Nilo. Nella spianata sono presenti le tre piramidi principali di Cheope (l’unica delle sette meraviglie del mondo antico giunta fino a noi), Chefren (o Khepren) e Micerino (o Mykerinus), attorniate da altri piccoli edifici satellite, noti come piramidi delle regine, rampe e piramidi della valle. La Grande Sfinge sorge sulla parte orientale del complesso, con la faccia rivolta verso est.
Le immagini in tv e sui libri di storia non rendono l’idea della grandezza e dell’imponenza delle costruzioni, sotto le quali ci si sente infinitamente piccoli. Ciò che stupisce sono tutti quei blocchi posizionati l’uno sull’altro fin quasi a toccare il cielo, vero mistero irrisolto delle piramidi. Ancora oggi ci sono solo teorie sulla realizzazione dei monumenti funerari egizi, ma nessuna certezza anche se la sensazione è che il segreto sia stato tramandato di generazione in generazione e venga custodito gelosamente da una ristretta élite. Contrariamente all’immaginario comune, che vorrebbe un esercito di schiavi adibito alla costruzione delle piramidi, esse sono una sofisticata opera di architettura e ingegneria realizzate dai migliori specialisti dell’epoca. Geometri e agrimensori dovettero risolvere seri problemi per tracciare una base perfettamente quadrata di oltre 200 metri, ottenere l’orizzontalità delle pietre a tutti gli strati, risolvere il rompicapo della coesione delle masse affinché gli spazi vuoti interni non fossero schiacciati, sistemare i pesantissimi blocchi senza l’aiuto di ruote e carrucole.
Ma non finisce qui, ci sono almeno altri due misteri legati alle piramidi di Giza. Il primo riguarda l’orientamento spaziale: le quattro facce della Grande piramide, Cheope, guardano esattamente verso il nord, il sud, l’est e l’ovest del mondo, con uno scarto di appena tre minuti di grado dal Nord magnetico, una precisione impressionante che è stato impossibile replicare in epoca moderna con strumenti di misurazione sofisticati. Inoltre, la disposizione delle piramidi conferma la raffigurazione in terra della costellazione di Orione, dove si credeva che dimorasse Osiride.
A protezione della spianata di Giza e delle sue piramidi è stata posta la Sfinge, un monumento dalla dimensioni impressionati con testa umana e corpo leonino. Fu scolpita in un unico sperone di roccia, a cui furono aggiunte la zampe anteriori. Il volto è un ritratto di Chefren. Tanto era il timore che la Sfinge incuteva negli arabi che la chiamavano la “madre del terrore” e tentarono addirittura di distruggerla con un cannone, riuscendo però a scalfirne soltanto il naso. La fusione dei due elementi, zoomorfo e umano, in una scultura a tutto fondo di dimensioni colossali è ancora oscuro e non esiste neppure un documento sul suo significato religioso. La posizione ha fatto pensare che la Sfinge dovesse vegliare sulla Necropoli di Giza ma esistono anche altre interpretazioni e non è neppure chiara la data di costruzione. Addirittura, alcuni studiosi hanno ipotizzato che corpo e testa risalgano a due epoche diverse.
Al di là delle nozioni storiche e architettoniche, visitare il complesso di Giza dà l’impressione di entrare nella storia, di toccare con mano la grandezza dell’impero egiziano e quasi di farne parte, come discendenti di un’unica cultura che si è diffusa e a mano a mano si è differenziata per dare vita al mondo che noi conosciamo.
Servizio e foto di Piera Vincenti