11 Donne a Parigi, poco “significante” per diventare satira arguta del sofisticato bon ton d’oltralpe e, d’altra parte, troppo eccedente in velleità caricaturali che, vanno a braccetto coi cliché anziché smontarli, è una commedia corale stralunata ed esuberante. Si potrebbe capire già tanto della trama e delle intenzioni dell’autrice se il titolo originale – “Sous les jupes des filles” – avesse conosciuto una traduzione più letterale ma, al contrario, complice l’aura incantata della capitale francese, la versione italiana sembra preludere ad un ritratto semiserio dell’altra metà del cielo, tra una cartolina da Montmartre e una dai giardini della Tuileries. “Sotto le gonne delle ragazze”, invece, rispecchia alla perfezione il profilo femminile disegnato dalla regista che pesca in un campionario di variegate maschere metropolitane per comporre un “pastiche” in cui sembra di scorgere la versione più grossolana e lubrica di “Sex and the city”. La comicità esagitata che coinvolge undici donne di diversa estrazione sociale, accomunate solo dal fatto di essere frivole macchiette isteriche, si alimenta di stereotipi visti e rivisti e, per alcune inquietanti coincidenze, si colora di grottesco. Basta un semplice scambio di lettera – Ysis, il nome di una di loro al posto di isis – per gettare ombre minacciose sulla Parigi post-13 novembre. Certo, Parigi è qui distrutta e destituita del suo ruolo di capitale del romanticismo a “colpi di satira” e non di kalashnikov e solo un time-lapse veloce ci regala la bellezza della vista del Sacre Coeur in tutto il suo splendore, ma per il resto rimane uno sfondo muto in una colorata primavera tutta al femminile.
11 donne a Parigi, i vizi e le virtù delle donne
Potrebbero bastare allora qualche risata sgangherata e le mille e una gag demenziali di un gentil sesso paurosamente schizofrenico e dominato da ormoni impazziti per dimenticare gli spari e il sangue? Dobbiamo farcelo bastare, anche se è poca cosa, perché in qualche modo le ferite vanno lavate e di qualsiasi vitalismo si tratti, fosse anche quello più insensato, dobbiamo imparare a tenercelo stretto in questi tempi bui. Magari una risata ci seppellirà tutti, o forse no. In 11 donne a Parigi, come in “To rome with love” di Woody Allen, è intenzione della cineasta guardare ai vizi e alle virtù del genere umano (femminile in questo caso) perdendo per strada l’organicità del racconto e inscenando una guerra forsennata tra “donne sull’orlo di una crisi di nervi”. Sono madri di famiglia che si riscoprono sessualmente voraci, donne di successo, single depresse, avvocatesse alle prime armi con seri problemi di intestino, ipocondriache impenitenti, misantrope, sante e spregiudicate. Tutte alla ricerca della “quadratura del cerchio”, fedifraghe o cornute, vorrebbero un mondo in cui “non valga la pena di stare con gli uomini”, ma non riescono a fare a meno di loro.
11 donne a Parigi e quella iperattività “nonsense”
Audrey Dana sceglie di intrattenere attraverso una comicità caricaturale che mette in risalto il corpo producendo risate poco profonde e molto viscerali, anche se riesce talvolta a trasmettere empatia e a far riflettere sulla società ansiogena attraverso un campionario eterogeneo di “femmine moderne” instabili come i cambiamenti climatici e sovraeccitate durante tutte e 24 le ore del giorno. Che questa iperattività “nonsense” sia specchio di una società alienante e perennemente in corto-circuito emotivo non c’è dubbio, ma nel film non c’è tratta di guizzi raffinati che esplorino a fondo la caratterizzazione di ognuna delle protagoniste. Delle 11 donne a Parigi non si riesce a percepire altro se non le mille nevrosi multiple che le abitano senza tregua, ma sarebbe stato altrettanto esaltante poter scandagliare, nascondendosi sempre dietro una fragorosa risata, le loro pulsioni più intime, i loro desideri più nascosti; insomma, l’interiorità impalpabile che sta dietro la forma “grezza” di un corpo ingombrante sempre troppo in evidenza. La commedia goliardica, invece, si risolve in una sfilata delle più quotate attrici francesi, da Laetitia Casta a Vanessa Paradis, da Isabelle Adjani ad Alice Belaïdi, alle prese con mariti frustrati, amori poco casti, paranoie senili ed incessanti tempeste ormonali. Ed ecco il trailer della pellicola.