SKY Atlantic dopo il travolgente successo di Gomorra, concepisce una nuova e promettente serie tv che sul web è già un cult. Stiamo parlando di 1992 che, nonostante qualche imperfezione stilistica, conferma la voglia di innovazione della fiction italiana.
Voto: [usr 3.5]
Sesso, politica e fatti di cronaca giudiziaria si intrecciano in 1992, la nuova serie tv prodotta da SKY e La7 che, da due settimane viene trasmessa sulle frequenze dell’avveniristico network SKY Atlantic. Una produzione dal grande respiro, intrigante e dal fascino seducente che, seppur non brilla di luce propria, si conferma un prodotto di spicco per la serialità italiana. Non è avvincente come Gomorra ma convince per un’ottima release scenica, non è violenta come Romanzo Criminale ma stupisce per una veridicità dei fatti narrati, 1992 con le sue imperfezioni è comunque un buon prodotto di intrattenimento che con grande stile colpisce il cuore del pubblico. Voluta fortemente dallo stesso Stefano Accorsi, poi protagonista indiscusso, 1992 rappresenta a conti fatti il prossimo step evolutivo della fiction italiana. Sono previsti dieci episodi e il terzo andrà in onda questa sera, 31 marzo, dopo un buon riscontro da parte del pubblico.
Mixando audacemente fatti di cronaca realmente accaduti a personaggi di pura fantasia, Alessandro Fabbri con 1992, realizza un affresco social/culturale di un’epoca molto difficile, fatta di tangenti, soldi fruscianti, lusso sfrenato e sogni infranti. La vicenda che è stata rinominata come Mani Pulite, di cui gli echi si sentono ancora oggi a distanza di anni, rivive in questa pretenziosa serie tv ambientata nella Milano dei ricchi, sovrastata da una crisi di valori. Stefano Accorsi è Leonardo Notte, un avido pubblicitario di una nota società di produzioni che, con le unghie e con i denti, cerca di far rimanere intatto l’appeal della società per cui lavora, colpita purtroppo anche lei dai recenti fatti di cronaca. All’interno di questa cornice, un giovanissimo Antonio di Pietro (Antonio Gerardi) arresta il celeberrimo Mario della Chiesa mettendo in moto una serie di eventi senza controllo. Il magistrato inoltre, prima di abbandonare la toga, trova nel giovane poliziotto Luca un abile confidente e braccio destro, perché il ragazzo mosso da un senso di atroce vendetta, si destreggia molto bene fra i “nobili” di Milano, conoscendo usi e costumi di una città in continua evoluzione. Questa è l’epoca di Non è la Rai, di subrettine che vogliono diventare la nuova Lorella Cuccarini, ed è il tempo in cui il partito e gli ideali di Umberto Bossi, prendono vita in una società senza un forte leader politico che la rappresenti.
1992 è quindi la fotografia di un Paese malandato, nato e cresciuto sotto la corruzione più pura e disinibita, è una serie che illustra un determinato periodo storico in caduta libera dopo gli sfarzi degli anni ’80, un’epoca che rispecchia quasi da vicino il delicato momento che attualmente l’Italia sta vivendo. La serie tv brilla per una minuziosa ricostruzione degli usi e costumi dell’epoca – dalle musiche agli abiti indossati dai protagonisti – è ben fatta dal punto di vista narrativo per la sua vicinanza ai fatti accaduti, però l’intreccio di fondo non convince nella sua interezza dato che le storie dei protagonisti non sono del tutto eccezionali, ed inoltre pecca dal punto di vista recitativo (non convince l’interpretazione di Tea Falco).
1992 rimane comunque una serie brillante e audace. Nel denunciare i fatti della Banda della Magnana, gli intrighi e le atrocità di Napoli, 1992 si vuol far portavoce di un’altra piaga della nostra società, di un fatto di cronaca insoluto i cui echi si odono ancora oggi. Fa un certo effetto però vedere l’Italia illustrata come una tessitrice d’inganni e maniaca della corruzione, ma il bello di 1992 (e delle serie tv di Sky che sono nate prima di lei) è che si distingue dalla massa senza idealizzare o santificare nessuno. Riesce a raccontare il male visto attraverso gli occhi del male stesso; infatti in 1992 non ci sono vinti e vincitori, non esiste il personaggio “buono o cattivo”, sono tutti criptici, egoisti e con un fine ben preciso. Per questo motivo nonostante alcune imperfezioni 1992 rimane una serie dal grande respiro, perché si rivolge a un spettatore che vuole vedere un prodotto veritiero, crudo, fuori dagli schemi e soprattutto è una serie che stimola l’intelletto e il dibattito. Messa a paragone con Gomorra, 1992 rimane un prodotto riuscito a metà dato che la realtà prende il predominio sulla finzione, ma se dal resto d’Europa la serie viene riconosciuta come un prodotto brillante ed eclettico, allora anche l’Italia è capace di realizzare qualcosa di diverso ed al passo con i tempi.
1992 è una serie che guarda con rispetto alle “tradizioni” italiane e, senza peli sulla lingua, porta in tv tutto il marcio che traspare dalla nostra cultura, è uno show televisivo fatto in casa ma che emula – alla perfezione – tutto il grande fascino ed appeal dell’universo seriale americano.
Carlo Lanna