E` stato paragonato a “L’attimo fuggente”, ma “Giovani Ribelli” non ha proprio nulla del film di Peter Weir, con Robin Williams nel ruolo del rivoluzionario professore John Keating. La pellicola di John Krokidas manca di intensità, di pathos, di scene che resteranno nella storia del Cinema. “Giovani Ribelli” non coinvolge, mai. Nemmeno per un istante. Il film è un noioso resoconto degli anni in cui prese vita la Beat Genaration, il movimento artistico, poetico e letterario che nacque alla fine della Seconda Guerra Mondiale e si sviluppò nel Secondo Dopoguerra come reazione al conformismo accademico. I fondatori della Beat Generation rifiutavano infatti le norme imposte, a favore della sregolatezza e del sesso libero da ogni canone precostituito. La trama ruota intorno alle peripezie del giovane poeta Allen Ginsberg (Daniel Radcliffe) che si iscrive alla Columbia University, dove conosce Lucien Carr (Dane DeHaan). I due ragazzi cominciano a frequentare i locali di Manhattan sognando di realizzare qualcosa di unico, che oltrepassi la metrica e le norme stilistiche imposte dalla Poesia tradizionale. Le emozioni e i sogni della gioventù, che daranno vita alla Beat Generation, fanno solo da sfondo alle sequenze di un film che ha l’ambizione di voler essere un thriller. Allen e Lucien si innamorano, però tra i due c’è l’ombra ingombrante di David Kammerer (Michael C. Hall), lo scrittore bidello che sarà ucciso da Lucien nell’Hudson River, nel 1944. Il Film segue troppi filoni e inevitabilmente finisce per disorientare lo spettatore. Se il regista e lo sceneggiatore, per esempio, si fossero concentrati solo sulla ricostruzione del delitto oppure soltanto sull’aspetto letterario, cioè sulla nascita del movimento dei “poeti maledetti”, certamente il risultato sarebbe stato migliore. Tra le note positive comunque c’è l’interpretazione di Daniel Radcliffe, l’eterno Harry Potter che si è calato in un ruolo difficile, interpretato con maestria, anche se il suo personaggio è mal costruito. Promette bene anche il nuovo Leonardo Di Caprio, il giovane Dane DeHaan che aveva già convinto in Come un tuono, nei panni di Jason. Daniel e Dane sono amici sulla scena come nella vita, tanto che è proprio Radcliffe a raccontare della loro amicizia, sostenendo che «Dane è l’amico più caro conosciuto sul set», e che la scena del famoso bacio gay è stata girata tanto in fretta da non creare alcun imbarazzo.
m.i.