L’Intrepido, Albanese a Venezia con il film sul precariato

"L'intrepido" film delegation © la Biennale di Venezia - Foto ASAC
“L’intrepido” film delegation © la Biennale di Venezia – Foto ASAC

Nelle sale cinematografiche di tutta Italia da domani, “L’Intrepido” è il secondo film italiano in concorso alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, presentato oggi in conferenza stampa. A dirigere la pellicola è il regista Gianni Amelio che, attraverso l’interpretazione di Antonio Albanese, prova a dare vita ad un nuovo eroe della contemporaneità precaria: Antonio Pane. Ambientato in una Milano invasa di cantieri futuristici, il film è interamente incentrato sull’esistenza di un uomo che, pur avendo recentemente perso il proprio lavoro in officina, cerca in ogni modo di non abbattersi di fronte alla scure della disoccupazione. Ad Antonio basta, infatti, una qualsiasi motivazione per alzarsi al mattino e farsi la barba, poco importa se dovrà “rimpiazzare” una persona per un giorno, qualche ora o poco più. Antonio Pane è, come dichiarato da Amelio, un moderno Charlot o un estraniato Marcovaldo catapultato nell’era del precariato. Questi riferimenti universali servono per spiegare l’intento del regista: lasciare che il protagonista esca sano dalle situazioni più malsane possibili. Della stessa idea è il produttore Carlo Degli Esposti, della casa di produzione cinematografica Palomar il quale, attraverso le parole riportate dal regista Amelio, è dell’idea che il film rappresenti la spinta necessaria di cui la nuova generazione ha bisogno per affacciarsi alla vita. Antonio Pane quindi vive i compromessi, li compenetra ma poi li trascende per ricominciare ogni volta da zero, compiendo, quindi, un miracolo su se stesso.

Antonio Albanese © la Biennale di Venezia – Foto ASAC

Estremamente entusiasta si è mostrato anche il protagonista del film, Antonio Albanese che, dopo aver ammesso di aver desiderato di lavorare con Amelio per 20 lunghi anni, ha dichiarato di ammirare la forza e la leggerezza con cui Antonio Pane affronta la sua triste quotidianità senza mai perdere la propria dignità di uomo.  In una vita, perennemente trascorsa sul filo del rasoio, Antonio deve interfacciarsi anche con suo figlio (Gabriele Rendina), aspirante sassofonista professionista, e con la giovane Lucia (Lidia Rossi), anche lei in grosse difficoltà economiche, i quali, attraverso la loro sensibilità, proveranno a superare le impervie prove della vita. In una realtà disumanizzante Antonio Pane, prova, quindi, a ricordarsi di essere un uomo spostandosi, ostinatamente, ogni giorno, ogni ora, minuto, secondo… verso un altrove, sempre diverso, che possa offrirgli uno spiraglio di luce.

 Raffaella Sbrescia

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