Aline – La voce dell’amore: recensione del film
Forse c’è qualche lieve nota stonata in Aline – La voce dell’amore, il film liberamente ispirato alla storia di Céline Dion. Forse la scelta di usare la stessa attrice (rimpicciolita alla computer grafica) anche quando la protagonista era una bambina non è stata del tutto appropriata eppure questa pellicola appassiona e diverte perché la vicenda narrata è magica, surreale, intensa.
Il personaggio di Aline – che è interpretato dalla stessa regista Valérie Lemercier – è ben strutturato e approfondito. Sebbene nelle fasi iniziali del film sembra che la macchina da presa mantenga una certa distanza emotiva dalla protagonista, man mano che passano i minuti Aline prende forma in tutte le peculiarità proprio come la sua voce. Il film racconta, anche se in modo romanzato, il dietro le quinte di una carriera straordinaria.
Trama del film
Aline/Celine è la minore di quattordici figli nati in un’atmosfera bucolica del Quebec da Sylvette e Anglomard Dieu. La piccola vive in un ambiente di musicisti. Consapevoli di avere in casa un grande talento, i familiari della ragazzina contattano il produttore musicale Guy-Claude Kamar (nella realtà era René Angélil), qui interpretato da Sylvian Marcel.
L’uomo quando ascolta Aline cantare ne resta estasiato e decide di investire su questo talento innato della musica. Non si sbaglia. Perché ben presto Aline diventa una cantante conosciuta in tutto il mondo.
Il film indugia molto sull’amore che la cantante prova per Guy-Claude; racconta poi come i due convolino a nozze, nonostante l’opposizione della madre di Aline. La pellicola rivive inoltre le aspirazioni, inizialmente deluse, della protagonista nel diventare madre; narra poi dei disturbi alle corde vocali nonché della difficoltà di elaborare il lutto per la morte prima del padre e poi soprattutto del marito. La pellicola ci fa riflettere infine su quanto lo showbusiness sia pretenzioso, annichilente, snervante per i divi che dopo un po’ di tempo spesso sentono nascere una forte sofferenza, forse perché desiderosi di un briciolo di anonimato e quindi normalità.
Aline – La voce dell’amore è, dunque, un biopic romanzato non ufficiale che alza anche i riflettori sulla perenne sensazione di instabilità e cedevolezza che una neomamma famosa affronta quotidianamente quando lascia i propri figli ad altri.
Il film, devo ammettere, mi ha molto commossa, forse perché faccio parte della generazione dei teenagers degli anni Novanta. Quando uscì Titanic, difatti, avevo 16 anni e tanti sogni da realizzare. La voce di Céline Dion che, sulle note ‘My Heart Will Go On’, vibrava nel cielo come il canto di un usignolo, mi fa venire la pelle d’oca ancora oggi riportandomi a quel periodo seducente della mia vita.
Perciò rivivere al Cinema un pezzo della storia di Celine Dion, che col suo repertorio mi ha accompagnata nel mio viaggio verso i diciott’anni, è stato un privilegio e insieme una sorpresa. La recensione di Aline – La voce dell’amore è stata scritta da Maria Ianniciello