“Neapolitan Power Quintet”, l’energia di un quintetto napoletano: questo è il titolo del concerto che Antonio Onorato, famosissimo chitarrista jazz, accompagnato da uno spumeggiante Joe Amoruso (piano e tastiere), Gigi De Rienzo (basso), Agostino Marangolo (batteria) e Rosario Jermano (percussioni) ha tenuto, ieri sera, presso il centro culturale Villa Tarantini di Maratea, nell’ambito del Maratea Festival Jazz. Infaticabile ricercatore del suono, Onorato amplia e concentra la sua ricerca strumentale sulla fusione dei linguaggi musicali a partire dalla sua cultura d’origine, quella napoletana, fino ad arrivare alla musica afro-americana, medio-orientale e brasiliana che lo hanno portato ad individuare un linguaggio del tutto personale e ormai riconoscibile. Ineccepibili, eppure onnipresenti, le innumerevoli sfumature del sound delle chitarre di Antonio Onorato che, in una magica notte stellata, si è lasciato conquistare dalla forma strepitosa di un travolgente Joe Amoruso, spesso autore, quest’ultimo, di lunghi e coinvolgenti assoli.
L’immancabile matrice blues irrora energia ed irradia le personalissime rivisitazioni dell’ensemble di Onorato senza mai tuttavia risultare ingombrante. La piacevole incursione del chitarrista italiano Franco Giacoia introduce uno dei momenti più attesi del concerto: Antonio Onorato imbraccia la cosiddetta “chitarra a fiato” o breath guitar immergendo corpo, mente e respiro in una totale sinergia con lo strumento. La chitarra, la cui forza e intensità di volume sono gestite attraverso l’emissione del fiato del musicista grazie ad un breath controller, conferma la fama di Onorato di essere“pioniere del suono”. Il musicista si diverte, infatti, a ricreare le sonorità degli strumenti a fiato senza, tuttavia, mai imitarli. Con un paio di brani del cd “Breathing”, il Quintet di scugnizzi vintage omaggia a suo modo Miles Davis, poi l’immancabile dna Mediterraneo fa capolino attraverso i suoi dell’Africa nera e quelli del sud del mondo come il Brasile. Una menzione speciale va all’omaggio fatto alla tradizione musicale Medio-orientale, anche e, forse soprattutto, in virtù dei drammatici momenti che i popoli di questa straziata parte del pianeta stanno vivendo proprio in questi giorni.
Infine l’electric project di Onorato si conclude, come in un cerchio perfetto, tornando alle origini della matrice jazz, per incorniciare due ore di musica multietnica, universalmente godibile, estremamente versatile, liberamente interpretabile.
Raffaella Sbrescia