I Blur, storica band britpop britannica, tornano in Italia con due live da non perdere: il 28 luglio saranno all’Ippodromo del Galoppo di Milano per il City Sound Festival mentre il 29 luglio giungeranno all’Ippodromo delle Capannelle di Roma all’interno del Rock In Roma. Nonostante siano passati 22 anni dal loro debutto, i Blur sono più in forma che mai e, mentre continuano a mietere successi con il loro tour mondiale, cresce l’attesa per i live italiani: «Con i Blur abbiamo fatto musica per 15 anni e a un certo punto abbiamo tutti sentito il bisogno di dedicarci ad altro. Ci siamo rivisti nel 2009 ed è stato fantastico: Glastonbury, poi il grande show ad Hyde Park. Ma è stato come divertirci in modo superficiale, senza responsabilità, solo per il gusto di ritrovarci a suonare. Credo sia stato solo con il concerto per i Giochi Olimpici, l’anno scorso ad Hyde Park, che abbiamo pensato: è questo che dobbiamo fare, ha spiegato il bassista Alex James. Il 2012 era già stato bellissimo per noi, il nostro intero catalogo rimasterizzato, il Brit award. Lo show olimpico è stato come il coronamento, Londra era bellissima, euforica. Fino ad allora il nostro ritorno aveva riguardato soltanto l’Inghilterra e così abbiamo pensato che fosse giusto tornare nei posti dove mancavamo da un po’. Insomma non mi dispiace dividere la mia settimana tra i figli da portare a scuola e un aereo da prendere al volo per un concerto rock», conclude Alex James.
Il tour mondiale non è però l’unica novità per il gruppo composto da Damon Albarn, Graham Coxon, Alex James e Dave Rowntree. Dopo la reunion, la band è infatti tornata a lavorare ad un nuovo album, a confermarlo è ancora Alex James con alcune enigmatiche anticipazioni: « Siamo stati tutti molto indaffarati: Damon Albarn ha lavorato ai progetti paralleli Gorillaz e The Good, The Bad and The Queen, ha scritto opere teatrali (fino al 28 luglio al Lincoln Center di Manhattan è in scena il suo Monkey: Journey to the West, sempre con i disegni di Jamie Hewlett, ndr); Graham Coxon ha pubblicato diversi dischi e io ho prodotto album per altri come Florence and the Machine. Poi, ha proseguito il bassista, abbiamo pensato che avremmo potuto portare nei Blur quanto avevamo imparato stando fuori della band, ed è questo che ci ha convinto. Per quanto riguarda il possibile materiale del disco direi che non si tratta di canzoni ma di improvvisazioni che stanno prendendo ancora forma: le abbiamo registrate mentre eravamo ad Honk Kong e dovevamo trasferirci a Taiwan ma all’ultimo momento il nostro show è stato cancellato. Così ci siamo trovati in studio di registrazione, felici di suonare in modo sperimentale ma senza molte idee su cosa farne».