Ave, Cesare!: recensione del film
Hollywood, anni Cinquanta. Tra cacce alle streghe “comuniste” e rivoluzioni cinematografiche di ogni tipo, Ave, Cesare! racconta la vita al tempo del luccicante star system infarcito di fiabe e tragedie, territorio promiscuo in cui convivono sogni dorati e incubi deliranti. In tale inusitato magma ribollente prova a mettere ordine il risoluto Eddie Mannix (Josh Brolin), “fixer” al servizio dei Capitol Studios che, nell’estate del 1955, risolve i problemi come faceva l’iconico mr. Wolf di “Pulp fiction”. È specializzato, però, non nel far sparire cadaveri e affini, ma gravidanze indesiderate e foto eccessivamente piccanti. Peccato che, a sparire, sia pure il centurione (George Clooney) impegnato nella lavorazione del kolossal “Hail, Caesar”. In mezzo, il pittoresco “cirkus-Coen” straripante di starlet disinibite (Scarlett Johansson), registi da operetta (Ralph Fiennes), teologi da strapazzo e misteriosi marinaretti in fissa col tip tap (tra questi un sorprendente Channing Tatum). Inscenando il solito irriverente teatro surreale, i due fratelli ricostruiscono la golden age hollywoodiana attraverso un reticolo di citazioni e ammiccamenti. Più che manifesto citazionista – i Coen conoscono ogni minimo ingranaggio dei generi filmici, e se ne compiacciono – il film si ammira come dalle pareti sottili di un divertente laboratorio entomologico in cui svolazzano, simili a brandelli di sogno, archetipi e modelli di riferimento diversi.
Gli “hateful eight” di Tarantino, otto prototipi caricaturali dei film western, si moltiplicano a dismisura all’interno della narrazione a mosaico di Ave, Cesare! pullulante di riferimenti i più disparati, dal western, appunto, al dramma, dal thriller alla commedia grottesca a tinte forti fino ad arrivare al melodramma da camera e sfociando apertamente nel noir a tinte fosche. Ma la madeleine proustiana dei cineasti non garantisce l’effetto nostalgia del tempo dei grandi divi e del formato panoramico, del cinemascope e dei sandaloni tanto cari al peplum; la dolce “maddalena”si immerge nel primordiale brodo filmico rimanendo pur sempre uno straordinario gioco (meta)narrativo tout court. Le loro sono visioni oniriche radicali che indagano la realtà permeandola di un alone rarefatto che le fa perdere ogni consistenza. Ai due estremi della loro filmografia ci sono, infatti, pellicole come “Barton Fink – È successo a Hollywood” (1991), storia che ricostruisce il mos maiorum della grande Hollywood assottigliandosi fino all’esplosione di un incubo lucido, e opere come “Fargo”, il cui anti-climax narrativo elimina gli slittamenti tra i piani della realtà e del sogno, parlando il crudo linguaggio della cieca violenza di provincia. Dovunque regna sovrano un “caos calmo” in sospensione tra siparietti kitsch, mondi sognanti e allucinazioni lisergiche. Fuoco sotto cenere, come accade nel finale di “Barton Fink”, anche se qui, a bruciare fino a farsi incandescenti, sono le ideologie residuali di un’epoca infestata dai fantasmi del comunismo e dalla censura opprimente. Il dissacrante capolavoro di Joel ed Ethan Coen passa, dal monolinguismo yiddish di “A serious man”, al plurilinguismo di Ave, Cesare! in cui si intrecciano, aspettando la dissolvenza in chiusura, i grandi temi universali: fede, amore, vita, morte, politica. Mille linguaggi differenti per altrettanti tipi umani raccontati osservando la realtà con il “colpo d’occhio” del filosofo.
Ave, Cesare!: trama del film
Nella Hollywood degli anni Cinquanta Eddie Mannix è un pragmatico “fixer” dei Capitol Studios incaricato di risolvere i problemi un po’ particolari dei divi fuori dal set: gravidanze inaspettate, foto scabrose, coinvolgimento delle star negli scandali dell’epoca. Alle prese con un manipolo di attori da strapazzo tra i quali l’ammaliante DeeAnna Moran (Scarlett Johansson), è costretto a ritrovare un attore (George Clooney) misteriosamente scomparso mentre era alle prese con la recitazione nel peplum “Hail, Caesar”. Di seguito il trailer del film Ave, Cesare!.