Il bianco e nero nei film contemporanei. Scrivere con la Fotografia

Il bianco e nero nei film di oggi, C’è ancora domani

Come avrete potuto notare il film C’è ancora domani è stato realizzato completamente in bianco e nero. La regista nonché protagonista del lungometraggio, Paola Cortellesi, ha spiegato di aver tolto il colore dalla pellicola perché ha voluto ricreare le immagini che si erano formate nella sua mente di bambina quando ascoltava le storie che le nonne e le zie le raccontavano.

La piccola Paola ascoltava vicende passate, dove le donne subivano maltrattamenti e abusi, e quei ricordi, grazie alla visione di molti film in bianco e nero della Storia del Cinema italiano e internazionale, erano privi di colori. C’è ancora domani – che è nelle sale dal 26 ottobre 2023  – si è aggiudicato il biglietto d’oro superando il milione di telespettatori e i sette milioni di euro.  

Togliere il colore nei film oggi non è una Moda

Togliere il colore dalla Fotografia di un film non è una moda, è piuttosto una scelta stilistica che ha delle finalità precise. Sulla Fotografia si può agire in diversi modi per enfatizzare anche stati d’animo oppure per definire ancora di più il contesto. Basti pensare che nei film le immagini sono come le parole in un libro. Il bianco e nero è stato usato agli inizi della Storia del Cinema più per praticità che per motivi tecnici.

Difatti, il colore nell’industria cinematografica era noto già nel 1906 ma fu negli anni Cinquanta del Novecento che il colore affiancò il bianco e nero definitivamente per poi soppiantarlo. In Italia il primo film a colori fu appunto Totò a colori (1952).

Il Cinema contemporaneo è molto meno rigido, più sperimentale, le correnti sono superate. Quindi, oggi c’è un ritorno al bianco e nero anche e non solo per rendere omaggio al grande Cinema del passato. La fotografia in bianco e nero riporta alle origini, toglie ogni sfumatura e dà libero spazio all’immaginazione. E per origini si intende anche l’infanzia del regista, come accade in Belfast dove Kenneth Branagh ripercorre la sua infanzia in Irlanda tra immaginazione e realtà, in un periodo molto cruento della Storia irlandese.

Tante altre volte si toglie il colore per dare la sensazione di una vita priva di sfumature, l’animo del protagonista è grigio come in C’mon C’mon. Tante altre volte lo si usa per definire il contesto che è desolante e desolato, come accade nel campo di sterminio di Schindler’s List, dove l’unico colore è il cappotto rosso di una bambina.

Lo spettatore e la spettatrice nel film di Spielberg non possono e non dono assolutamente distrarsi. A volte in un film totalmente in bianco e nero ci sono tracce di colore come fa Martin Scorsese In Toro Scatenato. Il regista ottiene durante la scena del combattimento un effetto reportage dal taglio neorealistico che vira poi verso tonalità espressionistiche quando il campione viene ripreso in attività domestiche.

Molta attenzione alla luce

 Usare il bianco e nero richiede una meticolosa attenzione alla luce da parte del direttore della Fotografia, perché qui la luce ancora di più deve evidenziare i tratti dei soggetti nonché la profondità e l’ampiezza del campo in un effetto di luci e ombre. Il direttore della fotografia, specie nel Cinema d’autore (pensiamo alla luce nei film di Michelangelo Antonioni) in particolare ha il gravoso compito, a maggior ragione un film in bianco e nero, di scrivere con la luce. I personaggi attraverso la luce vengono riconosciuti dagli spettatori che devono potersi identificare in loro mediante il meccanismo della proiezione psicologica. Dunque, il bianco e nero nel Cinema contemporaneo è il frutto di una scelta pensata, mai azzardata.

Christopher Nolan in Oppenheimer sceglie di alternare sequenze a colori con immagini in bianco e nero. La fotografia nella pellicola di Nolan perde i colori negli anni del Maccartismo (e non è un caso) perché l’elemento oggettivo deve qui predominare sull’aspetto soggettivo ed emozionale. Il colore dona vivacità, dà una tonalità alle emozioni, favorisce il contatto tra spettatore e protagonista-antagonista in un gioco di vicinanza e riluttanza.

Il bianco e nero nel lungometraggio di Nolan allontana e documenta. Come vedete togliere il colore non è sempre una scelta data dalla nostalgia o dal rimpianto, ci sono motivazioni artistiche innanzitutto, perché un film in teoria dovrebbe essere un’opera d’arte e le opere hanno un loro linguaggio tutto da decodificare. Maria Ianniciello

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