Ad una settimana dalla conclusione “Brat Camp” fa i primi bilanci. Il docureality di Mediaset che va in onda ogni lunedì su Italia 2 alle ore 21,10 sembra aver ottenuto il risultato che si era prefisso: educare all’autocontrollo e alle relazioni sociali ragazzi con problemi relazionali. Gli otto ragazzi protagonisti, con un presente difficile, si sono messi in gioco in questa esperienza in un accampamento di montagna seguiti da una psicologa, un coach, un’educatrice e un capo scout. E’ proprio quest’ultimo, Fabio Artese a tracciare i primi risultati in questa quinta puntata, sottolineando che «Il momento più duro è stato proprio quello dell’ingresso al campo, quando dovevamo mettere in chiaro quali erano i nostri intenti e fare capire ai ragazzi il nostro ruolo in questo percorso. Col tempo hanno capito che noi siamo dalla loro parte».
Ed aggiunge: «Sapevamo che i ragazzi non sarebbero potuti cambiare a 360 gradi. Il nostro compito è quello di fornirgli un’alternativa alla loro quotidianità, fargli capire che esistono altri valori oltre a quelli che conoscevano prima di entrare». A giudizio del capo scout «tutto il gruppo ha risposto in maniera eccellente alla nostra proposta. Il cambiamento c’è stato e si vede concretamente, sono certo che quest’esperienza non lascerà indifferente nessuno di loro quando usciranno dal campo. Ho visto enormi cambiamenti in Alexa: è entrata arrabbiata con il mondo e ora è diventata un’altra persona. Anche Annamaria è cambiata moltissimo: inizialmente ci vedeva come dei nemici, poi ha iniziato pian piano a fidarsi di noi, fino a venire lei stessa a chiederci dei consigli nei momenti di difficoltà».