Storie di briganti, storie di dissidenti, storie di Resistenza. Il Sud e la sua voglia di verità storica. Sarà il filo conduttore della manifestazione “Briganti si diventa” in programma ad Episcopia (Potenza -Basilicata) il prossimo 11 e 12 agosto a cura dell’Associazione culturale Epicanto. Con le suggestive scenografie di Franca Iannuzzi, ai piedi del Castello, la rievocazione storica tratta da un racconto scritto e sceneggiato da Elisa Conte, “J scarpe luciente”. Elisa Conte, appassionata di storia conduce ricerche storiche sul paese e non solo, nel 1996 pubblica ” Episcopia: le origini e la storia” insieme a Cristoforo Marano. Nel 2012, allargando l’orizzonte delle sue ricerche alla valle del Sinni, pubblica “Episcopia: cultura, arte e natura lungo il fiume Sinni”. Nello stesso anno scrive e realizza le sceneggiature per l’Associazione Epicanto il racconto “J scarpe luciente” e sempre nel 2012 e per l’Associazione realizza un altro lavoro analogo, una commedia in dialetto “ ‘U ceppone”, rappresentata a fine dicembre, nel programma di recupero del dialetto locale. Il sud e la sua storia “bandita” dai libri di storia.
«Come dice una struggente canzone “continuiamo a dedicare piazze e vie a coloro che crearono l’Italia con le fucilate”, dimenticando gli eccidi perpetrati dall’esercito piemontese, che usò addirittura l’artiglieria, per consolidare una conquista che era nata con l’inganno». Esordisce così Elisa Conte, nel spiegare il contenuto e l’intento dell’iniziativa che vuole essere una provocazione affinché si faccia chiarezza su quel periodo storico e a chiederlo oggi sono in molti dalla Campania alla Basilicata passando per la Sicilia. «Tutto il Sud ha pagato a caro prezzo questa unificazione, della cui necessità non si discute, ma della quale si denuncia il modo, o meglio i modi, con i quali si costrinse un popolo a rinnegare la propria storia, la propria cultura, la propria etnia, distruggendone l’economia e sopprimendo nel sangue, con atroci barbarie, ogni sacrosanta ribellione. La storia, si sa viene scritta dai vincitori e per i vinti non c’è misericordia, quindi anche la pagina di storia del brigantaggio – continua la scrittrice e sceneggiatrice -, appendice all’unificazione del regno, è stata adattata alle esigenze dei vincitori, che hanno fatto di tutte le erbe un fascio ed hanno fatto passare per delinquenti, spesso dei disperati. Per fortuna, dopo 150 anni, esaminando la questione meridionale, ancora irrisolta, vengono ridimensionate le figure storiche dei così detti padri della patria e viene squarciato il velo di ipocrisia, che era stato calato su quegli eventi, noti come unificazione dell’Italia, velo che ha nascosto ai più le lacrime e il sangue di cui gronda la carneficina definita una gloriosa impresa».
Le ricerche condotte dalla Conte sono di archivio storico e giudiziari della regione Basilicata dai quali si evince che «I contadini, con disprezzo detti “cafoni”, quando decisero di dire basta ai Borboni e ai Piemontesi in effetti vollero dire basta a secoli di sfruttamento e oppressione e vollero opporsi, con la loro sacrosanta ribellione, non solo al saccheggio delle loro ricchezze, non solo alla privazione della propria identità, non solo all’annullamento dei propri valori, ma anche all’imposizione del rispetto di leggi, che non tenevano conto del proprio contesto socio economico e culturale. Questo avvenne in quasi tutti i paesini del Sud dalla Sicilia all’Aspromonte, dal Pollino al Cilento, dal Sannio all’Irpinia, per cui possiamo dire che ognuno di questo paesini ha la sua storia “bandita”, più o meno nota». La manifestazione dell’11 e 12 agosto ricorda che anche Episcopia, un paesino abbarbicato sull’Appennino Lucano, nel parco del Pollino, ha vissuto quel doloroso passaggio.
Jenny Capozzi