Una serata di festa all’insegna dell’amicizia, dell’amore e della convivialità. Il concerto di Vinicio Capossela e la Banda della Posta all’Arenile Reload di Bagnoli a Napoli è un successo. Le luminarie, la Sagra degli Orti Flegrei, il vinello paesano e tanti prodotti tipici, i banchetti di chincaglierie vintage, il chioschetto con lo zucchero filato e i pop corn caldi costituiscono già delle ottime premesse per mettere chiunque a proprio agio in un contesto rilassato e familiare.
Una simpatica overture “España Cañì” e un rovente paso doble anni ’20 introducono l’ingresso dell’irriverente Vinicio Capossela sul palco, accompagnato da Giuseppe Caputo “Matalena” al violino, Franco Maffucci “Parrucca” chitarra e voce, Giuseppe Galgano “Tottacreta” alla fisarmonica, Giovanni Briuolo chitarra e mandolino, Vincenzo Briuolo mandolino e fisarmonica, Giovanni Buldo “Bubù” al basso, Antonio Daniele alla batteria, Crescenzo Martiniello “Papp’lon” all’organo, Gaetano Tavarone “Nino” alle chitarre, insieme a Alessandro “Asso” Stefana, chirarra e Taketo Gohara.
Il carisma di Capossela, nei panni di cerimoniere da sposalizio, diverte, coinvolge, entusiasma fin da subito il pubblico, l’intenzione è quella di amalgamare mani, braccia e sorrisi per un paio d’ore da trascorrere in allegria. Ad ascoltare le canzoni del disco “Primo ballo” giovani e meno giovani che, per una sera, si sono riuniti sotto lo stesso cielo tra cori e risa. Tra una pistolettata, una piroetta e un valzer, vis a vis con una scopa di paglia, Vinicio esorta, a più riprese, il pubblico ad “azzeccarsi”, a ballare abbracciati, invita i più timidi a cingere una donzella per conoscerla, scuotendola come un lieve fuscello. Il risultato è esilarante: ad orchestrare il tutto, un manipolo di “nonnetti” che tra un medley western, una rumba “azzecabile”, polke, mazurche e una serie di fox trat, concentra il proprio repertorio sulle più veraci tradizioni che hanno segnato il Dna degli italiani: la migrazione ferroviaria, il lavoro a cottimo, il latifondo meridionale.
Vinicio Capossela è il mangiafuoco buono di Pinocchio e il suo paese dei balocchi è fatto di note: “Con una rosa”, “Che coss’è l’amor”, “La notte” di Salvatore Adamo”, “Si è spento il sole” di Celentano, il twist sardo di Benito Urgu, “Manuela” di Rocco Granata sono solo alcuni dei brani che si è divertito ad interpretare per “ridarci un filo di speranza” ed intingere il cuore nel vinello, quello buono, quello che propizia l’abbondanza, durante l’autunno, per un inverno ricco di provviste d’amore.
Raffaella Sbrescia
Foto di: Errico Sarmientos