Girare un film su un Papa, per giunta ancora in vita, non è mai troppo facile, eppure Chiamatemi Francesco: Il Papa della Gente è una pellicola perfettamente riuscita perché gioca con le emozioni senza essere banale né melliflua. Il biopic cammina su strade sterrate, percorse da pochi altri, perché il passato recente fa male e di conseguenza, quando proviamo a guardarlo con una lente d’ingrandimento, le ferite, che ancora non si sono rimarginate del tutto, si riaprono. Alzando il tappeto della menzogna e dell’omertà, si scoprono azioni che pesano come un macigno sui responsabili, i quali spesso non sono deceduti e, quindi, può capitare che “tirino” ancora caparbiamente e senza vergogna le redini del potere. Chiamatemi Francesco è proprio per questo un film coraggioso. Sono ancora impresse nell’immaginario collettivo degli argentini le vicissitudini di quel periodo della Storia che coincide proprio con la Guerra Fredda, quando Stati Uniti e Unione Sovietica si contendevano il mondo che si suddivideva in due grandi blocchi; l’America Latina, come anche l’Asia e l’Africa, erano le terre di nessuno, in cui si combattevano guerre civili occulte per impedire l’avanzata del Comunismo o l’occidentalizzazione all’americana. La dittatura militare in Argentina era espressione evidente della lotta serrata, appunto fredda, tra due popoli o meglio tra due modi di vedere e concepire l’economia e in generale la vita. In mezzo c’era la Chiesa, ufficialmente neutrale ma nei fatti, soprattutto in America Latina, dalla parte degli Stati Uniti.
In Chiamatemi Francesco le vicende personali di Jorge Bergoglio s’intrecciano con la Storia dell’Argentina in un circolo a spirale che coesiste e si fa spazio proprio quando dall’altra parte del mondo – pure in Polonia, il Paese di Giovanni Paolo II – avanzava il Comunismo e le libertà non solo religiose erano messe del tutto in discussione. Il film non ce lo fa vedere apertamente, tuttavia si intuisce che a livello globale qualcosa di importante sta accadendo. La Chiesa fece del suo meglio per sopravvivere e, come sempre, furono i singoli (in particolare i missionari e gli ordini religiosi, come i Gesuiti, di cui il futuro pontefice faceva parte) che aiutarono fattivamente i diseredati a sopportare con dignità il loro dolore. La macchina da presa di Daniele Luchetti indugia dolcemente su un bacio dato da Bergoglio alla sua fidanzata, che fa da spartiacque tra la vita da laico impegnato intellettualmente e i momenti successivi alla conversione che lo spettatore percepisce troppo poco, sotto il profilo emotivo.
In realtà, Chiamatemi Francesco racconta più l’uomo – il quale si trova a fare scelte a volte incomprensibili – che il religioso. Il film si apre a Roma, il giorno prima del Conclave, e proprio sul tetto del Vaticano Jorge insegue i ricordi che ricostruiscono il puzzle di un’esistenza trascorsa in una terra lontana dove il sangue dei concittadini scomparsi chiede ancora vendetta che però non serve perché essa è «una pigra forma di sofferenza», dice Silvia (Nicole Kidman), personaggio del film The Interpreter (2005), parlando del popolo Ku. Qui, quando una persona è assassinata, i familiari hanno la facoltà di vendicarsi oppure di salvare il colpevole e spesso la famiglia decide di perdonare perché così facendo spezza la rete di odio e di lutto. E` un modo di intendere e concepire il ciclo della vita e della morte sicuramente nobile e producente. In Argentina i parenti dei desaparecidos, che non hanno una tomba su cui piangere, hanno il diritto non di vendicarsi bensì di avere giustizia, come si vede in un’altra (deludente) pellicola che s’intitola Immagini (2003). Chiamatemi Francesco è dunque un film ben costruito che ci fa conoscere le vicende pubbliche di un uomo venuto «dalla fine del mondo» per riportare il clero sulla retta via. Bergoglio, infatti, cerca di rivoluzionare dal suo interno la Chiesa con la forza e l’audacia di una comunicazione eccellente, senza sbavature, che parla al cuore delle persone più che alla loro mente. Come fece del resto Papa Roncalli, quando con le parole diede il suo personale contributo per evitare una terza guerra mondiale e indisse il Concilio Vaticano II aprendo il cattolicesimo a una forma mentis moderna, meno austera, e sicuramente più in linea con i valori dei Vangeli. «Voglio una Chiesa povera per i poveri», ha detto più volte Papa Francesco; sono frasi non casuali, sicuramente meditate e sentite. La pellicola, prodotta da Taodue film e Medusa, rende dunque giustizia a una figura carismatica come quella di Jorge Mario Bergoglio, sebbene segua un unico punto di vista; e lo fa con una lucidità documentaristica e grazie a un cast di attori eccellenti, quali Rodrigo De La Serna e Sergio Hernàndez (rispettivamente nel ruolo del papa da giovane e da anziano). Ed ecco il trailer del film.