Codice 999, recensione del film, trama e trailer – Quelle percorse da poliziotti corrotti e pericolosi sicari della mafia russa sono, in Codice 999, “streets of fire”, anche se nulla hanno del caldo romanticismo di Bruce Springsteen. Le rotte infernali, coordinate metropolitane insozzate dal sangue misto di buoni e cattivi coincidono, nel film, con una violentissima catabasi che molto ha in comune con l’oscura letteratura del patibolo, perlomeno nei suoi aspetti più truci. Come nella nota tradizione scrittoria fiorita in pieno Cinquecento per diffondere tra le masse la paura come merce pregiata e sensazionalistica, il settimo film di John Hillcoat si situa nella zona di confine tra straniamento, esaltazione del dettaglio macabro ed esibizione compiaciuta del male epidemico. La “bellezza” del crimine, il fascino estetizzante del tumulto frenetico di armi da fuoco, di scoppi improvvisi e assalti letali trasformano il thriller ipercinetico in una danse macabre dagli sfumati contorni gore. Così, i “funny games” del manipolo di mercenari addestrati per uccidere – ex agenti e vecchi commilitoni desiderosi di riscatto – rinvigoriscono il già nutrito repertorio del solido prodotto di genere, tra pronunciati accenti action e venature del più crudele noir. Più vicino alla poetica sovversiva di Denis Villeneuve (Prisoners, ma soprattutto Sicario) che a Michael Mann, John Hillcoat fa sparire la solita retorica manichea dall’impianto narrativo e immerge in un calderone ribollente – non-luogo schizzato di un calligrafismo efferato – l’umanità che non conosce redenzione. Facendo sua propria la lezione ejzenstejniana del montaggio (qui curato da Dylan Tichenor) come forma aggressiva di violenza su schermo, il regista costruisce dunque il senso della pellicola partendo dallo sguardo deformato su una città infetta e lo imbratta con il sadismo di un’estetica sanguinolenta che deflagra senza sosta.
Il Codice 999, che in gergo poliziesco significa “agente a terra”, è il motore di un’azione che si fa presto ondivaga, ingarbugliata, fino a coinvolgere in un vero e proprio gioco al massacro tutte le pedine schierate sul campo di battaglia di Atlanta, dimora del cartello della droga statunitense. Tradimenti e strategie doppiogiochiste aprono poi la strada a un inferno cittadino alimentato dalle fiamme multiple propagatesi in ogni direzione, tra l’esteriorità di ogni personaggio e l’intimità del proprio vissuto privato, in un cortocircuito narrativo che sta alla base di un perfetto meccanismo a orologeria. “Codice 999”, sopra le righe per l’esibizione di una contagiosa ebbrezza criminale, convince sotto tutti i punti di vista, soprattutto per i protagonisti – un cast d’eccezione che annovera una spietata Kate Winslet nei panni di un boss malavitoso, Casey Affleck, Chiwetel Ejiofor e Woody Harrelson – che annaspano in un gorgo impetuoso senza fine. Se al critico di turno spetta ricomporre i tasselli di un ottimo cinema citazionista che guarda in particolare modo alle escalation criminali di Sidney Lumet, allo spettatore in sala è riservato il piacere di un’eccitazione febbrile e dionisiaca, tra twist da capogiro e scene ad effetto fulminanti; stupisce, quindi, il colpevole ritardo nell’aver tirato fuori dalla black list delle migliori sceneggiature del 2012 lo script di Matt Cook.
Il “carnage” senza tregua di corpi martoriati in Codice 999 riecheggia sprazzi di puro cinema di intrattenimento che si mescolano a segmenti narrativi che fanno gridare al miracolo autoriale e il tutto viene incanalato nella filosofia classica del revenge-movie estremo. Il tutto è giocato abilmente sui multipli rovesciamenti di ruolo, e le doppie nature dei personaggi inscenano un teatro grandguignolesco che riconduce la radicalità del conflitto a un brillante e disincantato gioco dei generi cinematografici: dal gangster-movie al noir, dall’action serrato al poliziesco metropolitano, senza che la mescolanza stilistica leda la riuscita del risultato finale: un cocktail scoppiettante che infuria a pieno schermo invadendo, destabilizzando e turbando la quiete della sala cinematografica. Ancora una volta il cinema dell’apocalisse, che sia distopica, criminale o altro, ci spaventa e ci delizia marchiandoci a fuoco. Ed ecco la trama di Codice 999 in sintesi: il “triple 9” cui il titolo del film fa riferimento – codice rosso che richiama le pattuglie per l’uccisione di un poliziotto – è l’ultima strategia possibile rimasta ad alcuni ex agenti corrotti per uscire da una situazione pericolosissima. Ricattati dalla mafia russa, Michael e i suoi scagnozzi sono costretti ad uccidere un tutore dell’ordine per fare andare in porto un colpo perfetto, ma le cose non vanno come previsto. Di seguito il trailer censurato.