Si è da poco conclusa l’edizione 2023 di Corto e a Capo – Premio Mario Puzo, il festival cinematografico delle zone interne che è giunto alla IX edizione e si svolge ogni anno in maniera itinerante. Abbiamo intervistato il direttore artistico della kermesse, Umberto Rinaldi.
Umberto Rinaldi, come è nato Corto e a Capo – Premio Mario Puzo?
Dopo una prima esperienza fatta all’inizio degli anni 2000 a Venticano con un piccolo festival di cortometraggi conclusasi sette anni dopo, ci siamo resi conto che c’era ancora un forte desiderio di cinema e una volontà da parte di alcuni di diffonderlo, questo ci ha fatto riflettere sul fatto che forse, in certe aree, ci sia più richiesta di cinema di quanto viene solitamente offerto. A seguito di questa riflessione, per questo abbiamo ripreso con Corto e a capo (nome non casuale quindi) nel 2015, con l’idea di provare a diffondere il cinema in modo particolare nelle aree interne, dove le proiezioni sono poche e ancor meno sono diffusi i momenti di incontro con gli autori e i protagonisti della settimana arte. Con il passare degli anni poi, accanto alle visioni abbiamo organizzato incontri, workshop, momenti di approfondimento e riflessione che hanno legato sempre di più le tematiche del festival a quelle delle aree interne.
Dal punto di vista cinematografico (anche come utenza ed educazione al Cinema) com’è la situazione nelle aree interne?
Questa domanda apre a varie riflessioni. Ricollegandomi a quello che dicevo prima, credo ci sia molta voglia di cinema, il problema però è che la fruizione degli ultimi anni è sempre più atomizzata e l’offerta sempre più standardizzata. Negli incontri fatti nelle scuole, ma anche in quelli fatti con gli anziani, il piacere della visione a volte sembra lasciare posto alla pigrizia, ma con piccoli stimoli e con le opportune attività il piacere del cinema è molto presente e così anche la volontà di potersi sentire rappresentati e raccontati attraverso le immagini. Se guardiamo a un punto di vista strutturale, certo l’entroterra non vive in una situazione cinematograficamente positiva, però, come è emerso anche dalla Masterclass con Laura Morante, che si è svolta lo scorso 26 agosto e dall’incontro del giorno precedente con Pupi Avati – eventi della IX Edizione di Corto e a Capo – Premio Mario Puzo – i piccoli paesi e la provincia spesso danno spazio a maggiori riflessioni e a maggiore attenzione per l’arte cinematografica. Questo in parte è testimoniato anche dal fatto che alcuni grandi nomi del cinema storico come Bellocchio (che era di Bobbio), Fellini (di Rimini), De Sica (di Sora) oltre che i tanti nomi legati alle nostre zone irpini come Mario Puzo, Ettore Scola, Sergio Leone, sono nati o hanno le loro radici proprio nelle aree interne.
Qual è stata la peculiarità dell’edizione 2023?
Questa edizione ha avuto per tema “Il posto dei sogni”, le aree interne non come posto idilliaco da sognare ma come posto in cui, malgrado le tante difficoltà, si possa riuscire ancora a sognare, a non rassegnarsi a una vita in cui sembrano esse scritti il disagio, la rassegnazione o l’emigrazione. Su questa linea conduttrice abbiamo organizzato tutta la programmazione del festival e abbiamo indirizzato anche gli incontri con gli ospiti, i workshop e le presentazioni. Il Premio Mario Puzo 2023 è stato consegnato a Pupi Avati che nel suo cinema moltissime volte ha rappresentato la provincia e che, ancora nel suo ultimo film, ha parlato di sogni e di progetti di vita, riusciti o meno. Un’attenzione importante è stata data anche al rapporto tra cinema e territorio (anche con il workshop di apertura del festival) e nella proposta di diverse esperienza cinematografiche realizzate sul territorio e nelle scuole del posto.
Grazie mille.
Prego. Grazie a lei.
Per info sul festival qui: https://www.cortoeacapo.it/