Nel 2009 avevamo visto Deadpool, alias Wade Wilson, al secolo Ryan Reynolds, l’ex “Green lantern”, in un cameo nel dimenticabile “X-men le origini: Wolverine”. Oggi il supereroe più sboccato e scorretto dell’universo Marvel può dire la sua in tutta libertà in un film della Fox a lui interamente dedicato. Tutina rosso fuoco, cancro fulminante che guarisce grazie ai suoi poteri, lingua biforcuta, delirio paranoide, eccessi di iper-violenza e chi più ne ha più ne metta. Perché alla Marvel, evidentemente, il troppo “non stroppia”. Dopo l’ironica space-opera “Guardiani della galassia” e il divertente “Ant-man”, stavolta è la Fox che prova a espandersi nell’universo eroico Marvel attraverso un ulteriore dilatamento, questa volta in chiave politically incorrect. Il modello è quello già sfruttato con successo da Matthew Vaughn con il dittico di “Kick ass”, ma il film di Tim Miller esaspera ulteriormente i toni dello sberleffo e della satira regalandoci un demenziale, crudo e violento affresco metropolitano in cui l’ipercinesi di “Wanted” incontra il pulp-kitsch di “Shoot ‘em up”. Frullando insieme estetica fumettistica, action fulminante e humour corrosivo, il regista Tim Miller opera con Deadpool quello che potremmo definire un vero e proprio sfondamento, e non solo della quarta dimensione; già, perché una delle novità assolute di questo nuovo progetto è proprio l’empatia estrema che si sviluppa tra noi spettatori e l’eroe, il poco super e molto caustico Wade Wilson, che si rivolge al pubblico presente in sala per decantare le sue gesta o semplicemente per parlarci dei suoi tormentati stati d’animo. E poi c’è lo sfondamento collegato al sapiente uso della satira che rompe tutti gli schemi sociali e filmici, andando a creare un universo cinematico alternativo che strizza l’occhio alla comicità ludica di Kevin Smith con un pizzico dell’estro di James Gunn a risaltare tra una scazzottata e l’altra.
Di certo “amore” in Deadpool è hapax legomenon del film, nonostante si possa rileggere l’intera pellicola come una lunga, estenuante e lubrica storia d’amore tra Wade Wilson (Ryan Reynolds) e la procace e disinibita Vanessa Carlyse (Morena Baccarin). Amore vivificato non tanto da momenti romanticamente sognanti, quanto da una sessualità esibita e a tinte forti. Sessocentrismo, pansessismo e deriva popular-nerd sono le parole chiave di un film che finalmente, in linea con altri prodotti simili, svecchia il filone semiserio dei cinecomics inserendosi in un genere che riesce a prendere in giro se stesso e l’intera deriva “supereroistica” dei tempi odierni. Il ribaltamento carnevalesco e circense realizzato da Miller si può considerare come il controcanto di “Unbreakable”, film di Shyamalan del 2000 in cui il dualismo bene-male (incarnato nelle figure di un eroe buono e valoroso e un cattivo subdolo e fantasmatico) esprime quel manicheismo tipico dell’America buonista che qui, nel nostro caso, si capovolge in una totale assenza di morale. L’anti-eroe della storia, ben consapevole del gioco metacinematografico a cui è sottoposto il personaggio e l’attore stesso, soprattutto quando Wade/Reynolds interagiscono con gli spettatori, non è che un losco individuo abituato a menare le mani per un nonnulla, trovatosi di colpo alle strette per un cancro allo stadio terminale diagnosticatogli subito dopo aver conosciuto l’avvenente Vanessa.
Per (s)fortuna incappa in un manipolo di pseudoscienziati che lo guariscono a patto però di deformargli il viso in modo irreversibile e dotandolo di un delirante sense of humour. E Deadpool fu, in un tripudio grandguignolesco di violenze assortite e battute al fulmicotone, veloci come i proiettili che sibilano ovunque. Lontano anni luce dal misticismo disturbante di “Super”, il film di Tim Miller è un groviglio di citazioni, frasi fatte e azione senza respiro, ben consapevole di parlare della nemesi di ogni genuino eroe e perfino capace di diventare, nonostante prosegua la saga degli X-Men, la parodia sagace di ogni prodotto Marvel e Fox finora realizzato. In sintesi la trama di Deadpool: Wade Wilson è un individuo senza scrupoli che, dopo il doloroso apprendistato presso le Special forces americane, impara a memoria la legge del taglione e trasforma il suo piccolo mondo in un carnaio senza redenzione. Innamoratosi della seducente Vanessa, è costretto a piegare la sua furia sboccata e grintosa solo di fronte ad un cancro allo stadio terminale. Rimasto invischiato nelle losche trame di un team di criminali, riesce a rigenerarsi dal male incurabile, ma qualcosa non va per il verso giusto. Divenuto invincibile, ma rimasto super-cafone nell’anima, cerca di vendicarsi dell’uomo che gli ha rovinato la vita e che ha osato rapire Vanessa, la sua bella e discinta amata. Di seguito il trailer del film.