Diverso come me, recensione – Una breve sequenza girata tra le mura domestiche, quindi in un ambiente interno e certamente non neutrale. La macchina da presa non indugia sui primi piani dei protagonisti perché il regista, Michael Carney, ha voluto mantenere le giuste distanze per non farci prendere una posizione precisa. Lo scontro, non molto acceso per la verità, è tra coniugi, un mercante d’arte Ron Hall (interpretato da Greg Kinnear) e sua moglie Debbie (Renée Zellweger). Ed è proprio Debbie, che con un sogno inquietante, è artefice del cambiamento del marito, tutto dedito alla carriera. Eppure non è questo il motivo del litigio perché al centro della diatriba c’è il tradimento di lui.
Diverso come me è un film che vi consiglio di vedere, per due motivi sostanziali: perché ci fa riflettere sul concetto di diversità e perché ci fa capire cosa voglia dire non avere un tetto sulla testa.
Debbie quindi concede al marito una seconda ed importante chance, portandolo tra i poveri e i diseredati in un centro di accoglienza per homeless. Ed è qui che i coniugi conoscono un uomo di colore, con una lunga storia di sofferenza e criminalità alle spalle che mi ricorda il criminale de Il Miglio Verde.
Il film ci invita dunque ad abbattere le barriere del pregiudizio e ad aprire i cuori perché dopotutto ciascuno di noi, pur avendo una casa, è un senza tetto siccome niente ci appartiene per davvero.
Diverso come me è un film con non molti difetti. Avrei preferito per la verità che si indugiasse un po’ di più sulla metamorfosi di Ron anziché su ogni aspetto della vicenda ma evidentemente – come suggeriscono il titolo e le immagini di coda – si è voluto sviluppare il tema della diversità in tutte le sue sfaccettature.
Diverso come me narra dunque una storia bella che commuove e fa riflettere. Ve lo consiglio. Lo trovate su Netflix.
Se ti è piaciuta la recensione segui Maria Ianniciello sul suo canale Youtube Marica Movie and Books e su Instagram @maricamovieandbooks.