Tra cinema e televisione è uno degli attori più richiesti. Emilio Solfrizzi in questi giorni è tornato sul grande schermo dopo i recenti successi con “Maschi contro femmine” e “Femmine contro maschi”. Lo ha voluto fortemente il suo conterraneo Sergio Rubini per il film “Mi rifaccio vivo”.
«E’ una commedia leggera – ci ha spiegato il comico barese durante la presentazione di Bologna – ma attenzione, perchè in questo caso la leggerezza deve esser presa come un punto di arrivo e non come superficialità. Poi c’è stata da parte di tutti la consapevolezza di realizzare una commedia con contenuti importanti».
Le ha fatto piacere tornare a lavorare con Sergio Rubini?
Praticamente è stato come quando vieni invitato a una festa e sei felice di andarci. Sergio è molto capace di farti capire esattamente quello che vuole pur adeguandosi alle proposte dei suoi attori. Dicevo che è stata una bellissima festa perchè nel cast ci sono tanti attori che stimo, coi quali ci siamo anche divertiti moltissimo. Nel film ci sono momenti di improvvisazione che addirittura ci hanno fatto cambiare piccole parti della sceneggiatura.
Cosa ci dice del suo personaggio?
Interpreto Denis Rufino, un supermanager di livello mondiale della new economy nel quale si reincarna Biagio Bianchetti, un uomo che decide di farla finita a causa della continua rivalità con Ottone Di Valerio. Si tratta di un antagonismo che ha origini antiche. Ottone infatti da quando erano piccoli, oscura il suo nemico in tutto quello che fa: dalla scuola alle ragzze, dai giochi della gioventù alla normale quotidianità.
Quindi cosa succede?
Biagio Bianchetti diventa un grande professionista e anche Ottone Di Valerio entra nel suo stesso campo ma cambia poco perchè continua ad essere oscurato dal suo rivale. Così decide di farla finita ma un’entità superiore gli concede una seconda possibilità, tornare sulla Terra reincarnandosi nel manager che interpreto per distruggere il nemico di sempre. Credo davvero che il mio, sia un personaggio fantastico ma lo era già sulla carta e ci siamo divertiti moltissimo a farlo.
Il racconto del film ci incuriosisce sempre più…
Infatti perchè troppo spesso individuiamo in una persona il responsabile dei nostri fallimenti ma in realtà quando ti avvicini ed entri nella vita dell’altro ti accorgi che quello che vive il tuo antagonista non è poi così facile come avevi immaginato. E’ un film sulla pacificazione come ama dire Sergio Rubini ma anche sull’assunzione delle responabilità così, se fai pace con te stesso in realtà puoi capire che alcune cose non sono andate nel modo che tu pensavi.
Cosa le ha lasciato questa nuova esperienza sul piano professionale e umano?
Intanto la gioia di essere tornato a lavorare con Sergio Rubini col quale avevo già fatto ‘La terra’, un film drammatico ed il fatto che mi abbia richiamato ha rappresentato per me una grande gioia. Stavolta ci siamo ritrovati per un film divertente, comico, per lui quasi un debutto in una commedia e lo ha fatto con il garbo, la misura e i contenuti di un grande autore ma usando il linguaggio più consono per questa storia.
La rivederemo presto anche in tv?
Amo saltare da una cosa all’altra e ultimamente mi è stata offerta una possibilità a mio avviso bellissima. A ottobre infatti uscirà una trilogy sugli anni ’70, un racconto in tre film che va grosso modo dal 1969 al 1982, un periodo non tra i più semplici nella storia della Repubblica italiana. Vengono raccontati tre grandi protagonisti e il primo è il commissario Luigi Calabresi che interpreto per la regia di Graziano Diana. Un film a cui tengo moltissimo e credo che anche la Rai da questo lavoro si aspetti molto.
Emilio Buttaro