Escobar – Paradise Lost: recensione

Escobar – Paradise Lost è un film del 2014. Oggi è possibile vederlo su Rai Play gratis, a noleggio su YouTube, Google Play Video, Apple TV e Amazon Prime Video.

Escobar – Paradise Lost: recensione

C’è una mano tutta italiana nel film Escobar – Paradise Lost che si evince nella capacità di raccontare il male assoluto senza una vera e propria presa di posizione, con sguardo obiettivo, entrando nella mente del personaggio principale, così come avevano fatto Roberto Saviano nella serie Gomorra e Stefano Sollima in Suburra. In Escobar, però, c’è dell’altro.

La macchina da presa di Andrea Di Stefano, alla sua prima esperienza come regista, segue le tracce di un uomo entrato nella leggenda e, partendo da una vicenda dark, traccia il profilo psicologico del protagonista o meglio del coprotagonista. Lo spettatore si accosta a una figura realmente esistita ma quasi mitologica come quella di Pablo Escobar con cautela.

Trama e considerazioni

Andrea Di Stefano parte dalle vicende di due fratelli canadesi che fondano una scuola di surf sulla costa colombiana. Nick, il minore dei due, s’innamora di Maria. Gli innamorati cominciano a frequentarsi ma, quando la storia d’amore si fa più seria e impegnativa, la ragazza presenta il fidanzato allo zio. Si tratta di Pablo Escobar.

escobar-trailer-film-trama-recensione

Uno straordinario Benicio del Doro dà il volto al narcotrafficante più efferato e potente della storia, con un’intensità emotiva che coinvolge e poi sconvolge. La macchina da presa entra nella vita del criminale, puntando i riflettori sui momenti più intimi in maniera sublime, delicata. Per un po’ ci sentiamo tutti colombiani.

Chi non conosce le vicende di Pablo Escobar – proprio come Nick e i poveri della Colombia, ai quali (si vede in una sequenza del film) il criminale dava del denaro per le strade – può arrivare a subirne il fascino. Ma nessuno è totalmente efferato. In ogni persona c’è della tenerezza. Andrea Di Stefano senza fare di Escobar un eroe gira un film magistrale, a metà strada tra un biopic, un thriller e un action movie, avvalendosi di una produzione straniera.

Più incisivo e particolareggiato di Black Mass, dal cui genere la pellicola di Andrea Di Stefano si allontana per le ragioni menzionate prima, Escobar – Paradise Lost tocca alcune emozioni disorientando più volte lo spettatore e facendogli provatore verso il finale un senso di pietas, lo stesso che mosse Alessandro Manzoni quando volle redimere Don Rodrigo pur non giustificando le sue azioni.

Convincenti anche le performance di Josh Hutcherson e Claudia Traisac nei ruoli di Nick e Maria. Ottima la sceneggiatura. La fotografia eccelle grazie agli straordinari panorami e al gioco di luce e ombra che ricalca proprio l’animo dei due personaggi principali, angeli e demoni in un Paese dove la fame più nera detta le regole del gioco.

Escobar – Paradise Lost potrebbe essere visto pure come una metafora della vita, in cui i sentimenti più nobili (pace, onestà, senso della giustizia, tenerezza), rappresentate da Nick, si mescolano con le emozioni più viscerali, che ritroviamo tutte in Escobar. L’uno è la sintesi dell’altro, perché il male coabita con il bene e forse, come disse una volta Vallanzasca di sé, Escobar aveva solo il lato oscuro più pronunciato… Chissà?! Di seguito il trailer. Maria Ianniciello

Questa recensione è stata pubblicata per la prima volta il 28 agosto 2016 ed è stata aggiornata l’11 luglio 2022.

Commenti

commenti

Lascia un commento

Torna in alto