Festival di Cannes 2014: i film e gli attori presenti

cannes1La 67a edizione del Festival di Cannes, in programma dal 14 al 25 maggio 2014, si appresta ad accendere le “luci della ribalta” sull’eterogeneo panorama della cinematografia mondiale: diciotto film in gara e opere provenienti da ventotto Paesi diversi. Apre “Grace di Monaco”, sfarzoso biopic fuori concorso di Olivier Dahan, che glorificò Marion “Édith Piaf” Cotillard, con premi e svariati riconoscimenti, portandola alla conquista dell’Oscar come miglior attrice protagonista. Sfilata glamour di dive (Nicole Kidman, Bérénice Bejo, Marion Cotillard, Léa Seydoux,), ma soprattutto grandi autori internazionali che le hanno fatte diventare eleganti principesse (Nicole, alias Grace Kelly), icone intramontabili (Juliette Binoche in “Clouds of Sils Maria” di Olivier Assayas, sinfonia in rosa che annovera, tra le altre, anche l’enfant prodige Clohë Moretz e l’eroina di “Twilight” Kristen Stewart), agenti di organizzazioni non governative (Bérénice Bejo, in “The Search”, del marito Michael Hazanavicius). Insomma, una vera e propria “Maps to the stars”, come il film in concorso di David Cronenberg, lucida analisi del decadente star system hollywoodiano, con Robert Pattinson, Julianne Moore e Mia Wasikowska. E di certo non mancheranno nemmeno “ritratti di signori” sulla Croisette: il già citato Pattinson (ancora a bordo di una limousine per Cronenberg, dopo “Cosmopolis” e feroce gangster in “The Rover”), Ryan Gosling, esordiente alla regia con “Lost River”, e ancora Ryan Reynolds (“The Captive”), Mark Ruffalo, Channing Tatum (“Foxcatcher”). In sede giudicante, largo spazio al mondo femminile e senza scomodare le quote rosa, con ben quattro giurate d’eccezione che affiancheranno il lavoro della presidentessa di giuria, la regista neozelandese Jane Campion. Nicole Kidman GraceNella controparte maschile spiccano i nomi di Willem Dafoe e Nicolas Winding Refn. Sarà un Festival d’autore, grazie ai sempre graditi ritorni dei fratelli Dardenne, cineasti belgi accalappia premi (“Deux Jours, une nuit”), di Mike Leigh (“Mr. Turner”) e Ken Loach (“Jimmy’s Hall”), ma soprattutto di Jean-Luc Godard che presenta il suo provocatorio “Adieu au langage”, lungometraggio sperimentale in cui moglie e marito sono alle prese con una difficile comunicazione domestica. Nell’ottica multiforme del Festival, attento alla politica degli “autori” (specie transalpini) e al prodotto mainstream (“Dragon Trainer 2”, cartoon Dreamworks in 3d), l’Italia è ben rappresentata, e non solo dal manifesto ufficiale in cui campeggia un fascinoso Mastroianni in bianco e nero dietro scure lenti da sole, ma anche grazie all’unico lungometraggio italiano presente in concorso: “Le Meraviglie” di Alice Rohrwacher, realistico affresco contadino di un gruppo solitario di apicoltori. Asia Argento presenta un dramma familiare, “Incompresa”, mentre “Più buio di mezzanotte” di Sebastiano Riso, storia di una drag queen sicula, è stato selezionato per la Semaine de la Critique. Tanti altri nomi prestigiosi, da Sissako ad Atom Egoyan, daranno lustro ad una manifestazione che non dimentica l’impegno sociale: “Eau Argenteé, Syrie autoportrait”, documentario sulla crisi in Siria e l’atteso docufilm di Sergej Loznitsa, “Maidan”, lucido sguardo sul tremendo conflitto ucraino. Un Festival come sempre attento alle costanti evoluzioni dei linguaggi cinematografici, vero motore propulsore di cultura nazionale, popolare e multietnica.

 

Vincenzo Palermo

 

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