¡Flamenco! è un vortice in cui convergono più elementi: cultura, antiche tradizioni, canti, musica e danze del popolo gitano. La manifestazione, organizzata dalla Fondazione Musica per Roma, quest’anno giunge alla quinta edizione e si svolgerà presso l’Auditorium Parco della Musica dal 10 al 13 ottobre. Requisiti imprescindibili di tutta la kermesse saranno sia il rispetto per la tradizione sia un occhio di riguardo alle innovazioni delle generazioni moderne. Alla base del concept organizzativo c’è, infatti, una grande apertura verso le avanguardie sperimentali. Il Festival, vedrà, tra l’altro, un significativo contributo da parte del Governo Spagnolo. Il direttore artistico Juan Angel Vela del Campo ha più volte ribadito la propria intenzione di mantenere un sobrio equilibrio tra tradizione e modernità. Per questa ragione al fianco di interpreti già affermati ci saranno anche giovani interpreti. Il primo evento del Festival avrà luogo il 10 ottobre presso la Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica, alle ore 21 e vedrà un caloroso omaggio al compositore italiano Giuseppe Verdi, in occasione del duecentesimo anniversario dalla sua data di nascita, interpretato dal cantaor Arcángel e dalla bailaora Patricia Guerrero. L’opera protagonista del palcoscenico sarà il “Trovatore” le cui vicende sono ambientate in Spagna, a Vizcaya e Saragozza, e traggono ispirazione dal dramma dell’autore spagnolo Antonio García Gutierrez.
Una importante anteprima è prevista, invece, per il giorno successivo con la cantante andalusa Carmen Linares, una delle maggiori interpreti del canto flamenco, insieme al trio jazz formato da Jorge Pardo. Sabato sera ancora, grande spettacolo con il “Baile de palabra” della ballerina andalusa Mercedes Ruiz: uno spettacolo di flamenco in cui confluiranno flussi antichi e moderni. La chiusura del festival sarà affidata, domenica 13, a Eva Yerbabuena che, accompagnata da sei musicisti, esplorerà le sfumature del baile flamenco in ¡Ay!.
Il Festival ospiterà anche la mostra “El Rocío”: i fotografi Pablo Jiménez e Mikel Alonso descriveranno, attraverso una trentina di preziosi scatti fotografici, l’intensità emotiva e la spettacolarità del pellegrinaggio dei fedeli gitani verso l’eremo del Rocío, un piccolo villaggio andaluso, in cui è custodita l’effigie quattrocentesca della Virgen del Rocío altresì chiamata “La Blanca Paloma”. Ogni mese di maggio migliaia di persone compiono un impervio percorso varcando il Guadalquivir, il rio Quema e l’Ajolí. Poi, superati gli acquitrini di Doñana, procedono con l’aiuto di buoi, muli, trattori e carri fino alla meta: un vero e proprio fenomeno sociale che trasuda storia e tradizione.