Fortunata è il titolo del film di Sergio Castellitto che è uscito al Cinema a maggio del 2017. Adesso lo trovi in abbonamento su Netflix e sulle varie piattaforme online (YouTube, Apple Tv, Prime Video e Google Play Film), a noleggio.
Fortunata: recensione del film
Fortunata non è il miglior film di Sergio Castellitto. La macchina da presa dell’attore romano, al suo quarto film come regista, segue i passi frettolosi della piccola Barbara. Il lungometraggio si apre così. Vediamo le gambe di Fortunata che procede veloce per le strade del suo quartiere trascinando la figlioletta, come se fosse un sacco di patate, perché la donna deve soddisfare i bisogni primari della bambina e non ha tempo per le frivolezze.
I personaggi sono incastrati nei loro ruoli
C’è un lento divenire in questa pellicola che sembra non terminare mai, nemmeno verso il finale. Come se ci fosse qualcosa d’incompiuto ed è tutta qui la differenza tra questo nuovo film di Castellitto e i precedenti. I personaggi sono incastrati nei loro ruoli e ciascuno di loro recita a soggetto, non andando mai oltre le apparenze. Lo psicologo (Stefano Accorsi) ci tiene a mantenere un certo comportamento per rispettare il codice deontologico e l’ex marito di Fortunata (Edoardo Pesce) incarna appieno la figura del macho che pretende rispetto senza darlo. Due figure diverse, eppure così simili. Tra di loro c’è Chicano (Alessandro Borghi), ragazzo sensibile che vive con la mamma malata di Alzheimer.
Fortunata (Jasmine Trinca), con la sua veracità, fa da collante tra questi uomini e unisce ciò che non può essere unito, inconsapevolmente, senza saperlo. Questa donna – nata dalla penna di Margareth Mazzantini, che ha scritto la sceneggiatura del film – è una delle tante poveracce, che affollano le borgate romane, e che tra mille contraddizioni, tentano di dare un futuro dignitoso ai loro figli.
Jasmine Trinca (per questo ruolo ricevette nel 2017 due importanti riconoscimenti, quali il David di Donatello e il Nastro d’Argento) si sveste dei panni raffinati della nutrizionista di Nessuno si salva da solo (altro film di Castellitto del 2015) e indossa quelli della ‘sfigata’, con tanti sogni nel cassetto e un passato non proprio roseo. Eppure, nonostante le divergenze, questi due personaggi sono molto simili nelle rispettive fragilità.
Nel complesso il film di Castellitto, come anticipato, non mi ha convinto appieno perché tutto sembra costruito, filtrato e poi trasferito in un campo d’azione fittizio. La pellicola non emoziona, non coinvolge mai del tutto e ogni immagine, pur essendo ricca di significati, non raggiunge il cuore dello spettatore, così com’era riuscito a fare magistralmente in Non ti muovere (2004). Articolo uscito il 21 maggio 2017 ed aggiornato il 13 gennaio 2023, ore 10.40.