Frank Serpico, la storia del poliziotto incorruttibile

Frank Serpico tra storia e cinema – All’inizio degli anni ’70 del secolo scorso la polizia newyorkese è sconvolta da un’indagine che sarà una vera pietra miliare di questo genere. A finire sul banco degli imputati non è però un terrorista o un serial killer: no, di fronte alla Commissione Knapp, appositamente costituita, c’è la polizia stessa, tutta la polizia della “grande mela”. L’accusatore? Un poliziotto, Frank Vincent Serpico. La vicenda arriva sulle pagine del New York Times e scoppia uno scandalo di proporzioni inimmaginabili, tanto che il giornalista e scrittore Peter Maas decide di ricavare un romanzo da questa storia, dopo tutto usciva dal successo ottenuto con La mela marcia sul caso di Joe Valachi. Frank Serpico ha sognato tutta la vita di diventare un “uomo in blu”, per cui, dopo aver servito il suo Paese nella guerra di Corea, decide di vestire la gloriosa uniforme che fu di Joe Petrosino. Ha origini italiane, la sua famiglia viene da Marigliano, in provincia di Napoli e il padre è un calzolaio. E’ entrato in polizia col proposito di servire al meglio lo Stato, combattere il crimine con ogni mezzo e magari poter aspirare al distintivo d’oro da detective. Per molti suoi colleghi non è lo stesso, quella del poliziotto è una posizione privilegiata e molti la sfruttano a proprio vantaggio. La corruzione tra i suoi colleghi si allarga a macchia d’olio, buona parte degli agenti di polizia in tutti i distretti dove verrà assegnato sono collusi e a volte addirittura a libro paga di chi opera nelle scommesse clandestine. La situazione diventa sempre più asfissiante per Serpico che si rivolge ai suoi superiori, ma senza successo, la corruzione ha investito anche le più alte sfere. Frank si ritrova solo, non si fida più di nessuno né nessuno si fida più di lui. In realtà non è difficile emarginare Serpico, dato che lui è un’agente che qualcuno definisce strano. Parla lo spagnolo, è un esperto di arti marziali e ama l’Opera, ma porta barba e capelli lunghi e si veste da hippie che lo fa confondere tra gli artisti e i figli dei fiori che come lui abitano al Greenwich Village.

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Al Pacino nel film “Serpico” (1973)

Inoltre la sua abilità nel travestirsi per operare in incognito è tale che molto spesso spiazza anche i suoi stessi colleghi. La sua successiva denuncia, la pallottola che si “becca” in pieno viso da uno spacciatore e la perdita dell’udito da un orecchio porranno fine alla sua carriera nel 1972. Nel luglio del 1973 cominciano le riprese del film e a Serpico viene dato il volto di Al Pacino, allora giovane attore che grazie a “Il Padrino” sta vivendo grande fama in tutto il mondo. Pacino aveva ospitato nella sua casa di Long Island il vero Frank Serpico per limare e migliorare il suo approccio al ruolo nel quale stava per immergersi. Le vicende del poliziotto eroe erano ancora così attuali che la produzione del film volle “sfruttare” a pieno sia il protagonista vero di questa storia ma anche l’autore del romanzo che ne era derivato. Per questo Frank avrebbe dovuto partecipare anche alle riprese come supervisore, mentre Peter Maas era stato contattato dal produttore per discutere del soggetto del suo adattamento cinematografico. Quello che ci offre il regista Sydney Lumet è un affresco della vera New York dell’epoca, ritratta in tutte le sue sfaccettature, dalle più caratteristiche alle più squallide. In particolare il Serpico che vediamo nelle prime immagini, trasportato all’ospedale, è un “cristo” agonizzante, immolato alla sua causa e tradito dai suoi stessi colleghi che non hanno mosso un dito mentre veniva colpito da quel proiettile. Tutta la drammaticità della pellicola è messa in risalto anche grazie alle musiche affidate a Mikis Theodorakis, che anni prima col suo Sirtaki aveva contribuito a decretare il successo di Zorba il greco con Anthony Quinn.

Alla fine del film prima dei titoli di coda si dice che Serpico ha dato le dimissioni dalla polizia nel 1972 e che vive da qualche parte in Svizzera. In realtà Frank si stancherà presto della Svizzera e gli anni ’70 saranno impiegati in viaggi, verrà in Italia a far visita ai parenti che ha ancora a Napoli per poi ritornare a New York dove vive ancora oggi in un cottage costruito da lui stesso tra le montagne. Negli ultimi 30 anni Serpico si è fatto promotore della creazione di una commissione indipendente che all’interno della polizia operi nell’indagare sui casi di corruzione. È spesso ospite in televisione, in scuole e accademie di polizia dove racconta la sua storia come lascito per le generazioni future, perché studenti e agenti di polizia possano avere uno sprone nel fare il loro lavoro al meglio, con coraggio e rettitudine. La lezione di questo eroe moderno vorremmo arrivasse a tutti voi lettori.

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