Venti anni fa spariva Frank Vincent Zappa uno degli artisti più profilici ed anticonvezionali della storia della musica. Il suo ultimo tour fu nel 1993, l’anno in cui la malattia arrivò allo stadio terminale, a definitiva conferma del fatto che Frank fu, prima di tutto, un instancabile performer. La sua vastissima produzione musicale è una geniale testimonianza dell’evoluzione dei tempi. Ostinato oppositore di falsi moralismi e comode convenzioni, Frank fu in grado di scardinare limiti e pregiudizi. Il suo universo di note era una fusione inetichettabile di generi musicali: rock’n’roll, blues, classica contemporanea, jazz, doo-woop e chi più ne ha, più ne metta. Come un alchimista di suoni, Frank era, ed è, tutt’oggi, un punto di riferimento non solo per gli amanti della musica ma anche per coloro che credono nell’ideale della libertà assoluta. Di origini italiane e di cagionevole salute, l’americano Frank si sposò giovanissimo ma continuò a dedicarsi alla musica senza sosta e senza limiti. Continui cambiamenti scandirono la sua mirabolante carriera artistica: despota sul lavoro, gentleman in famiglia, Frank amava circondarsi dei personaggi più anticonformisti e singolari, i cosiddetti “freak”, persone che contribuirono a sviluppare, in maniera rilevante, la sua incontenibile creatività. All’interno del suo crogiuolo di musica e parole, a cavallo tra sacro e profano, Frank condensava idee politiche e musicali assolutamente attuali. Il suo stile bizzaro e divertente ma allo stesso tempo appassionato costituì un vero e proprio marchio che lo rese un mito vivente. Dedicando tutte le proprie energie alla creazione e alla composizione di quelle che oggi vengono considerate vere e proprie pietre miliari del rock, Frank fu anche ammesso alla Rock and Roll Hall of Fame nel 1995. La sua sterminata discografia rappresenta l’esempio per eccellenza della definizione di ecletticità e, alla luce dei risvolti ottenuti dalla sua arte, lo si può ancora considerare un’intramontabile icona.