Da Jason Bourne, passando per John Wick, e fino a Henry Brogan di Gemini Man, il personaggio dell’antieroe – che a differenza dell’eroe uccide le persone anziché salvarle – si è evoluto. Se hai pazienza, nella recensione ti spiegherò come e perché. (N.B. In calce trovi la versione video)
Gemini Man: recensione e trama del film con Will Smith
Ang Lee in Gemini Man muove la macchina da presa con disinvoltura seguendo i passi prima cadenzati e poi frettolosi di un uomo dal passato non proprio oscuro che, a differenza di Bourne, non ha perso la memoria perché un incidente gliel’ha rubata.
Henry i ricordi ce li ha. Sa che ammazzava consapevolmente, con freddezza, senza sbagliare un colpo. Sa che non si interrogava mai su chi fossero le vittime e perché il Governo gli avesse chiesto di premere il grilletto. Pancia a terra e occhio puntato sull’obiettivo, Henry provava piacere ad uccidere.
Poi arriva il momento della pensione a soli 51 anni e con essa compare anche Danny Zakarweski (Mary Elizabeth Winstead), agente in gonnella che lo aiuterà a fare la cosa giusta al momento giusto. Forse per riequilibrarlo e dargli quell’appoggio femminile di cui un uomo sente il bisogno innato.
Adesso siamo, però, nel presente. Ed è in questo tempo che Henry si trova faccia a faccia con il suo clone, molto più giovane e che si muove abilmente. Lui però lo conosce affondo perché con gli anni, tra un omicidio e un altro, ha imparato a porsi delle domande intime, su di sé.
Di conseguenza, quando guarda il proprio clone, osserva non un essere umano qualsiasi bensì il suo doppio. E… quel ragazzo gli fa da specchio. Cosa deve fare? Ucciderlo o aiutarlo?
Gemini Man: Ang Lee coniuga le nuove tecnologie con domande esistenziali
Il film apre una nuova considerazione sul trascorrere del tempo e su come ogni essere umano, invecchiando, pur perdendo delle abilità, ne acquisisca tante altre grazie all’esperienza. Ang Lee, dopotutto, è asiatico e, come gran parte degli asiatici, ha nel suo cromosoma il gene della saggezza.
Di conseguenza in Gemini Man coniuga una tecnologia cinematografica futuristica e di ultima generazione con tematiche non di attualità, come per esempio aveva fatto con diligenza e in modo magistrale ne I segreti di Brokeback Mountain. I temi trattati in questo film sono invece filosofico-esistenziali e non pensare subito a La vita di Pi! (altro film di Lee, nda).
In realtà qui il regista compie una operazione diversa creando un prodotto nuovo. Si serve poi di un’icona del Cinema mondiale, quale Will Smith, che negli anni ha virato verso ruoli molto più introspettivi. Ricordi Collateral Beauty?
In questo film, dunque, l’attore – dismessi i panni del man in black – indossa gli abiti del sicario pentito che ha avuto paura di affrontare le proprie emozioni e di viverle. Un personaggio, poi, non indistruttibile e quindi molto più a misura d’uomo come avevo già sottolineato per Mike Banning di Attacco al potere.
N.B. Trovi le recensioni di molti film citati in calce.
Gemini Man: vale la pena vederlo?
Il contesto sociale in Gemini Man non è ben definito perché Lee si occupa dell’individuo e della sua storia personale. Tuttavia Henry si muove in una dimensione troppo pragmatica, individualista, altamente performante e molto cerebrale. Ma sono gli individui che fanno la società. O no?
Quindi, in questo caso gli individui sono dei megalomani che vorrebbero cancellare titubanze, paure, rabbie, insicurezze dell’essere umano facendo diventare i soldati degli automi. Da qui la necessità di omologare, catalogare e in questo caso clonare.
Nel complesso Gemini Man è un film avvincente che però scricchiola nel secondo tempo per poi perdere di incisività verso il finale, quando i luoghi comuni prendono il sopravvento, in modo particolare nei dialoghi.
La sceneggiatura, dunque, non mi convince de tutto. Ma a questo punto, ahimè, non posso aggiungere altro sulla trama per non fare spoiler… Ti consiglio di vederlo. Marica Movie and Books (se ti è piaciuta la reccensione seguimi sui social)