È ormai imminente l’avvio della 31a edizione delle Giornate del Cinema Muto, che si svolgerà a Pordenone, al Teatro Comunale Giuseppe Verdi, dal 6 al 13 ottobre 2012. Fra i grandi eventi orchestrali inseriti nel programma dal direttore artistico, lo storico inglese David Robinson, spicca la proiezione nel Duomo concattedrale di San Marco, in occasione dei seicento anni della nascita di Giovanna d’Arco, del capolavoro di Carl Theodor Dreyer La passion de Jeanne d’Arc (1928).
L’evento, in programma mercoledì 10 ottobre alle 20.30, riserva al pubblico delle Giornate la prima esecuzione della nuova partitura per organo, coro, violoncello solista, trombe e tromboni composta da Touve Ratovondrahety. L’esecuzione è affidata al Coro San Marco e agli ottoni dell’Orchestra San Marco, con Giuseppe Barutti dei Solisti Veneti al violoncello, Andrea Tomasi all’organo e con la direzione di Roberto Spremulli.
L’ingresso è libero fino a esaurimento dei posti e previo ritiro di un coupon di accesso. Il coupon si può richiedere a partire da domenica 7 ottobre, ore 10, agli uffici del festival allestiti presso la Biblioteca Civica in Piazza XX settembre. Dati i soli 500 posti disponibili, sarà aperta al pubblico anche la prova generale – quasi una prima della prima – martedì 9 ottobre alle 20.30 sempre nel Duomo; anche in questo caso, è necessario richiedere l’apposito coupon.
«Sono consapevole che è da presuntuosi creare un ennesimo nuovo accompagnamento musicale per il capolavoro di Dreyer, che ha già ispirato così tanti musicisti», si schermisce il compositore e musicista Touve Ratovondrahety, francese di origine malgascia, che tuttavia aggiunge: «Io ho dalla mia la fortuna di aver vissuto per otto anni a Orléans, dove il Festival de Jeanne d’Arc è un evento molto amato e magnificamente celebrato ogni anno a maggio. Inoltre, la “Solennité de Jeanne d’Arc” è sempre una straordinaria liturgia annuale anche nella chiesa parigina in cui lavoro adesso: tutto ciò ha determinato l’atmosfera e la scelta del testo, che rappresenta la parte più difficile di questo progetto. (…) Ciò che guida questa composizione – prosegue Ratovondrahety – è il movimento del film. È un film di movimento nei due sensi della parola: il primo, come “movimento” del suo soggetto, il secondo, come “movimento” della propria estetica. Quando i protagonisti restano immobili, si muove la cinepresa. Quando la cinepresa è statica, sono in movimento i protagonisti… Ne consegue un particolare ritmo che non si discosta molto da quello richiesto per accompagnare la danza… A fini simbolici, uso temi gregoriani: Pater Noster, Dies Irae, Tantum Ergo e l’Agnus Dei dalla messa di Requiem. Uso anche citazioni dirette da opere moderne che mi sembrano cogliere certi momenti cruciali del film: una battuta dalla Symphonie des Psaumes di Stravinsky (quando a Jeanne viene rifiutata l’Eucarestia) e sette battute dall’Ottava Sinfonia di Gustav Mahler (quando Jeanne viene blandita con la promessa di una lettera da parte del Re)».
La passion de Jeanne d’Arc ha una storia piena di calamità. Alla vigilia della première parigina, e nuovamente il giorno che precedette quella di Copenaghen del 21 aprile 1928, un cospicuo numero di scene fu tagliato dai censori (tagli che comunque di certo non inclusero, come vorrebbe il mito, scene – per altro storicamente inaccurate – di Jeanne sottoposta a torture). Nel dicembre del 1928 un incendio distrusse il negativo negli stabilimenti berlinesi dell’Ufa. Con l’aiuto della sua montatrice, Marguerite Beaugé, Dreyer rimontò un nuovo negativo utilizzando i “doppi”, ma anche questo andò distrutto poco dopo in un incendio scoppiato nel laboratorio. Nel 1952 riapparve un internegativo misteriosamente conservato nei magazzini sotterranei della Gaumont – che permise al critico Lo Duca di rieditare una nuova versione del film corredandola di un potpourri musicale che suscitò l’indignazione di Dreyer. Nel 1981, tuttavia, una copia di prima generazione priva di tagli e con le didascalie in danese, fu ritrovata nell’armadio di un ospedale psichiatrico nei pressi di Oslo, ancora nel pacco che era stato inviato al direttore e corredata di un visto di censura del 1928. La copia fu affidata alle cure del Danske Filminstitut e le didascalie francesi furono ricostruite da Maurice Drouzy per conto della Cinémathèque française. Quest’ultima versione, la più vicina all’originale pre-censura del 1928, è quella presentata alle Giornate del Cinema Muto del 2012.
Fra le altre proposte del festival, l’ampia retrospettiva “Charles Dickens, il padre della sceneggiatura” e la mostra “Charles Dickens in Italia” curata da Laura Minici Zotti che celebrano il bicentenario della nascita del grande scrittore. E ancora, due anteprime assolute con la splendida copia a colori recentemente ritrovata dalla Cinemathèque française del Robinson Crusoe (1902) di Méliès e la presentazione – risultato sempre di uno storico restauro della cineteca parigina e degli Archivi Gaumont-Pathé – dello spettacolo del Phono-Cinéma-Théâtre, meraviglia tecnologica dell’Esposizione Universale di Parigi del 1900.
Per restare nella capitale francese, ricordiamo la proiezione, alla presenza della regista Renée George, della troupe di The Artist, del cortometraggio muto Le petit nuage (2012), leggera, romantica fantasia muta contemporanea ambientata a Parigi, con la quale l’autrice ha voluto rendere il suo personale omaggio alla magia del cinema muto.